Street View e reti Wi-Fi: per Schmidt è stato un pasticcio

Eric Schmidt recita il "mea culpa": "abbiamo fatto un pasticcio" ha ammesso il "numero uno" di Google che conferma la ferma intenzione di mettere in campo tutti gli strumenti per rimediare all'incidente occorso.

Eric Schmidt recita il “mea culpa“: “abbiamo fatto un pasticcio” ha ammesso il “numero uno” di Google che conferma la ferma intenzione di mettere in campo tutti gli strumenti per rimediare all’incidente occorso. Schmidt fa riferimento alla “gaffe” venuta alla luce nelle scorse settimane e che riguarda il servizio Street View. Durante i loro tragitti in lungo ed in largo per il territorio europeo, le macchine di Google – dotate dell’apparecchiatura fotografica in grado di scattare dettagliatissime foto a 360 gradi – hanno raccolto anche dati relativi al posizionamento delle reti Wi-Fi rilevate nelle vicinanze (ved. questa precedente notizia). Il problema, però, è che le “Google cars” avrebbero “intercettato” anche porzioni di dati in transito sulle tante reti aperte incontrate per strada. Immediatamente è partita la denuncia da parte delle autorità tedesche alla quale hanno fatto eco le segnalazioni degli altri Paesi. Anche il Garante Privacy italiano ha richiesto chiarimenti, in forma ufficiale, a Google (ved. questo articolo) che si è difesa sostenendo come le informazioni fossero state erroneamente raccolte.

Schmidt conferma oggi la volontà di Google di sanare la situazione collaborando con tutte le autorità nazionali. “La miglior giustificazione è essere onesti a proposito dei propri errori“, ha commentato il presidente e CEO di Google. “Solo in questo modo si potranno dare garanzie affinché quando accaduto non abbia a ripetersi“.
Google fornirà nelle prossime ore tutti i dettagli sui dati raccolti agli organi regolatori europei. Contestualmente, l’azienda renderà noti anche i dettagli di un’indagine compiuta da un’organizzazione esterna che ha messo al vaglio le operazioni compiute a bordo delle “Google cars“.

Il CEO di Google ha aggiunto che è attualmente in corso anche un’indagine interna nei confronti dell’ingegnere che ha messo a punto il codice in grado di effettuare lo “sniffing” dei dati durante la connessione alle reti Wi-Fi aperte. Schmidt ha spiegato che trattasi di un’evidente violazione delle regole fissate da Google. Solo battendo sul tasto della “tasparenza” Google, secondo la “guida” della società, potrà riconquistare il favore degli utenti negativamente colpiti dall’accaduto.

Frattanto, in Rete è spuntato un brevetto – registrato presso l’USPTO americano – di Google che illustra le metodologie tecniche per effettuare la cosiddetta “wireless network-based location approximation” ossia le tecniche che permettono di stimare la posizione sul globo terrestre di un dispositivo utilizzando le informazioni relative alle reti senza fili disponibili nelle vicinanze. Non è una novità che SSID e MAC address degli hot spot e dei router “aperti” siano utilizzati per desumere la locazione di un dispositivo di comunicazione wireless sprovvisto di funzionalità GPS (ved., ad esempio, questa pagina). Ciò che è posto sotto osservazione, piuttosto, è il passo successivo ovvero la “registrazione” di dati compiuta collegandosi in modalità client alle reti Wi-Fi aperte rilevate durante il percorso.

Nonostante “lo scivolone”, il servizio Google Street View dovrebbe comunque continuare a crescere. Domani, ad esempio, dovrebbero arrivare alcuni aggiornamenti legati ai database delle immagini consultabili online: al debutto le “foto panoramiche” raccolte in Sud Africa, nazione che ospiterà i prossimi mondiali di calcio FIFA.

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