Cos'è il Chips Act e come l'Europa vuole tornare protagonista

L'Europa approva in via definitiva il Chips Act per organizzarsi e far sentire la sua voce nella sfida per la progettazione e la realizzazione dei chip.

Quando si parla di microprocessori e SoC si fa spesso riferimento alle aziende che conosciamo da tempo. Approvato in via definitiva dal Consiglio UE, il Chips Act è un provvedimento che mira a rafforzare l’ecosistema europeo dei semiconduttori: al termine di un confronto durato mesi.

Da anni c’è un piano di SiPearl, azienda francese, che mira a creare il primo processore general-purpose tutto europeo basato sull’architettura RISC-V (Rhea) e si cerca di portare nel vecchio continente la produzione di processori realizzati da alcuni colossi dell’industria. Di recente, inoltre, l’europea Semidynamics ha presentato una delle prime unità vettoriali RISC-V confermando il grande interesse che sta catalizzando questa ISA (Instruction Set Architecture) esente da royalty.

Chips Act europeo: per contrastare lo strapotere di USA e Asia

Mentre USA e Cina si stanno organizzando, forti delle loro posizioni privilegiate, con iniziative come CHIPS for America e Made in China, l’Europa non si era ancora strutturata in maniera da poter in futuro dire la sua in un campo, quello dei semiconduttori, da cui dipendono le economie di interi Paesi.

Sullo sfondo ci sono infatti due problemi: da un lato la carenza di materie prime per realizzare i chip a fronte di una domanda elevatissima (abbiamo parlato della carenza di chip in un altro articolo), dall’altro l’eccessiva dipendenza delle aziende da industrie statunitensi, cinesi o comunque estremo-orientali.

I nomi dei protagonisti nella produzione di chip a livello mondiale

Gli USA hanno dalla loro una buona fetta del mercato, questo è vero, con realtà quali Intel, AMD, NVidia e Qualcomm sempre in prima linea. È pur altrettanto vero, però, che molti dei colossi a stelle e strisce hanno il loro business legato alle attività che svolgono ad esempio TSMC, gigante taiwanese nella produzione di semiconduttori, oltre che ARM e ASML.

Queste ultime due sono aziende europee: ARM è ancora britannica, sebbene il Regno Unito sia ormai uscito dall’Unione Europea. ASML è la realtà olandese che fornisce ai big dell’industria le macchine per la litografia ultravioletta estrema e per realizzare fisicamente i chip.

La tecnologia ARM si trova praticamente in tutti i SoC per i dispositivi mobili, è utilizzata da Apple sui suoi Mac ed è destinata ad acquisire quote di mercato rilevanti in altre aree (compresi i data center), a discapito della piattaforma x86 sulla quale hanno storicamente investito Intel e AMD. Per questo Intel si è organizzata per produrre, nei suoi stabilimenti, chip per conto terzi basati su RISC-V e ARM: storico è l’accordo multigenerazionale tra Intel e ARM per la produzione di chip.

ASML, invece, è il leader unico e quasi esclusivo per la fornitura degli scanner di wafer in silicio utilizzati da Samsung, TSMC e Intel. Quindi l’Europa al momento è presente anche se a causa di un ritardo decennale non si è mai organizzata per portare entro i suoi confini la produzione di chip utilizzabili su vasta scala.

Che cos’è il Chips Act

L’obiettivo del Chips Act, come anticipato nell’introduzione, è quello di creare un ecosistema europeo all’avanguardia che permetta di favorire anche la produzione interna di chip. Un’impostazione che vuole offrire all’Europa garanzie in termini di approvvigionamento e che aiuterà a sviluppare nuovi mercati per innovare utilizzando tecnologia europea.

Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi, ha osservato che la gara per la realizzazione di chip avanzati è una competizione per la leadership tecnologica e industriale. Il Chips Act, ha aggiunto Breton, coprirà la ricerca (coinvolgendo importanti istituti europei come il Fraunhofer tedesco, l’IMEC belga e LETI/CEA in Francia), la capacità di produzione e la cooperazione internazionale. È in itinere la creazione di un fondo europeo specifico per i semiconduttori soprattutto perché sono necessari importanti finanziamenti per far decollare l’intera catena.

L’Unione Europea è inoltre chiamata a riflettere su un tema fondamentale che è all’ordine del giorno anche in Cina ovvero l’accesso a quegli elementi chimici della tavola periodica chiamati terre rare, fondamentali nella produzione di chip. Da qui discende l’importanza della scoperta di nuovi giacimenti di terre rare in Europa.

Nella nota del Consiglio dell’Unione Europea, si fa presente che il Chips Act prevede ad oggi 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati (di cui 3,3 miliardi di euro tratti dal bilancio dell’Unione), con l’obiettivo di raddoppiare la quota del mercato mondiale di semiconduttori detenuta dall’UE, portandola dall’attuale 10% ad almeno il 20% entro il 2030.

In seguito all’approvazione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, il Chips Act è legge e diventa pienamente operativo. Nulla comunque si potrà improvvisare e i primi frutti del Chips Act, se ben implementato, si inizieranno a vedere non prima di un decennio.

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