Quando il risparmio energetico sui dispositivi Android impedisce alle app di funzionare

Alcuni produttori che installano versioni personalizzate di Android utilizzano meccanismi per ottimizzare i consumi energetici che, a livello software, si comportano spesso in maniera eccessivamente aggressiva.
Quando il risparmio energetico sui dispositivi Android impedisce alle app di funzionare

Gli smartphone sono dispositivi che con il passare del tempo tendono a diventare oggetti sempre più completi ed evoluti. Funzionalità presenti una volta solo sui modelli top di gamma vengono progressivamente introdotte anche sui terminali di fascia media: si pensi al chip NFC, al lettore di impronte digitali nascosto sotto il display, agli schermi OLED dotati di risoluzione sempre maggiore, al modem 5G e così via.

I produttori di smartphone debbono però costantemente fare i conti con le capacità delle batterie e sull’autonomia che esse riescono a garantire agli utenti finali.
Con ogni aggiornamento di Android che viene rilasciato, i produttori cercano di inserire nuove funzionalità a livello di firmware per ottimizzare i consumi energetici da parte delle app installate.

Come sottolineano anche i promotori dell’iniziativa Don’t kill my app! alcuni noti produttori di smartphone si spingono un po’ oltre applicando automaticamente profili per il risparmio energetico che causano problemi di funzionamento alle varie app.
Se WhatsApp o Telegram non ricevono più i messaggi e, nel caso dell’app di Facebook, WhatsApp Web segnala che lo smartphone non è collegato, Gmail non mostra più le notifiche, Duo non segnala le chiamate in arrivo, il problema spesso dipende proprio dalle impostazioni legate al risparmio energetico.

Evitare malfunzionamenti delle app Android per via del risparmio energetico

Per evitare di trasformare i dispositivi in dumbphone (“dumb” significa “stupido” in inglese) è quindi bene rivedere le impostazioni per il risparmio energetico relative alle singole app, soprattutto sui terminali OnePlus, Huawei, Xiaomi e Oppo.

In molti casi i processi di sistema che gestiscono le funzionalità di risparmio energetico impostate dai singoli produttori nelle versioni di Android derivate dal codice AOSP (Android Open Source Project) si rivelano troppo aggressivi interferendo negativamente con il normale funzionamento di molteplici applicazioni.

Alcune app devono funzionare in background perché si occupano di eseguire controlli su base periodica o svolgono azioni ben precise. La loro prematura “uccisione” da parte delle funzionalità di risparmio energetico davvero troppo zelanti implementate da alcuni produttori crea spesso non pochi problemi.

Ai tempi del rilascio di Android 6.0 Marshmallow Google introdusse Doze, modalità con il preciso obiettivo di rendere uniforme la gestione dei consumi energetici su Android. Tanti vendor, però, integrano nei loro dispositivi meccanismi proprietari per il risparmio della batteria che risultano all’atto pratico davvero eccessivi e bloccano app essenziali per gli utenti.

Tante volte i lettori ci contattano scrivendo che un’app non funziona come dovrebbe o che non svolge i controlli che invece dovrebbe fare. In pochi, almeno di primo acchito, pensano ai meccanismi di risparmio energetico previsti nelle versioni personalizzate di Android.

Sul sito Don’t kill my app! sono indicati, per ciascun produttore che usa meccanismi di ottimizzazione proprietari, le metodologie per disattivarli a livello di singola app. Un’utile guida, seppur in inglese, cui fare riferimento nel caso in cui si dovessero mantenere in esecuzione in background una o più applicazioni Android.

Come consiglio generale suggeriamo di accedere sempre alle impostazioni del dispositivo, selezionare Batteria quindi Risparmio energetico app o una voce simile e verificare le ottimizzazioni applicate per ciascuna app. Verificare la presenza di un eventuale menu Ordina per impostazioni app in modo da capire a colpo d’occhio quali app Android vengono ottimizzate e quali invece vengono eseguite senza alcuna restrizione.

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