USB-C, ancora tante (troppe) incompatibilità

Permangono e anzi diventano ancora più marcate le incompatibilità tra dispositivi, cavi e alimentatori USB-C: device che non si "parlano" tra loro, ricarica rapida impossibile con alcune tipologie di cavo, possibilità di usare docking station soltanto con il cavo in dotazione, impossibilità di trasferire dati ad alta velocità.
USB-C, ancora tante (troppe) incompatibilità

USB Type-C, conosciuto anche come USB-C, è uno standard per connettori e cavi USB (versioni 3.1, 3.0 e 2.0) che consente di trasferire sia i dati che la corrente elettrica per l’alimentazione del dispositivo.
USB-C sostituisce gli standard Type-A e Type-B ma, diversamente rispetto a ciò che molti credono, supporta velocità di trasferimento fino a 480 Mbps, 5 Gbps e 10 Gbps abbracciando le versioni 2.0, 3.0 e 3.1 dello standard USB.
USB-C descrive insomma il connettore e non fa riferimento a una specifica tipologia di connessione, come abbiamo spiegato nell’articolo USB Type-C: quali sono le caratteristiche del connettore.

Ancor oggi, però, diversi problemi contraddistinguono il connettore USB-C, anche per ciò che riguarda la funzionalità basilari: permane un’enorme confusione per ciò che riguarda la compatibilità dei dispositivi di ricarica e degli stessi cavi USB-C con i produttori che spesso utilizzano soluzioni proprietarie che confliggono reciprocamente e che non sono quindi interoperabili.
Ciò contravviene ai principi di base che hanno portato alla nascita di USB-C.

Alcuni esempi di problemi con USB-C

Tanti sono gli esempi che ancor oggi, nel 2018, mostrano come lo standard USB-C, nella formula decisa dal forum USB IF sia ben lungi dall’essere fatto proprio dai singoli produttori:

I caricabatterie USB-C di diversi produttori non offrono i medesimi risultati.
Quando si prova a ricaricare la batteria del proprio smartphone con un caricabatterie di un altro produttore, ovviamente a parità di “targa” (stesse caratteristiche del caricatore in termini di tensione e amperaggio), ci si accorgerà che la velocità di ricarica non è la stessa.

Nel caso dei top di gamma di Huawei e LG, ad esempio, le prestazioni migliori in fase di ricarica si ottengono usando il caricatore e il cavo inclusi nella confezione. Usando altri caricabatterie o cavi, la batteria non si ricarica a piena potenza e i tempi si dilatano.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che i produttori spesso usano un sistema di ricarica veloce proprietario, incompatibile con quelli adoperati dagli altri.
I sistemi di ricarica veloce più moderni regolano la tensione tra valori decisamente bassi (3,5V) e valori più elevati (ad esempio 20V) e, allo stesso tempo, modulano anche l’intensità di corrente. In mancanza di un accordo comune, ogni produttore usa spesso il suo sistema di ricarica, o al massimo Qualcomm Quick Charge.

Infine, lo stesso meccanismo Power Delivery, ufficialmente approvato, non è supportato da alcuni cavi USB-C.

Osservando semplicemente il connettore USB-C non c’è alcun modo per stabilire, a colpo d’occhio, non soltanto se esso permetta di aumentare l’intensità della corrente elettrica ma anche se si possano trasferire fino a 10 Gbps (versione 3.1).
Non solo. Quando si ha a che fare con una connessione USB-C non v’è garanzia che l’utente possa automaticamente usare funzionalità DisplayPort, MHL, HDMI ed Ethernet.

Quando un utente finale acquista un notebook o un convertibile dotato unicamente di porta USB-C (quindi né HDMI né Ethernet) spesso dà per scontato che attraverso quel connettore si possa far transitare di tutto. Ma non è così.
Inoltre, il supporto delle funzionalità citate può talvolta essere garantito su una porta USB-C ma non attraverso le altre eventualmente disponibili.


Le specifiche pubblicate dal produttore spesso non aiutano perché sempre più di frequente non vengono menzionate le funzionalità supportate da ogni connessione USB-C.

Quadro complicato anche dalla scelta dei cavi USB-C

La qualità dei cavi riveste un ruolo essenziale sia per ciò che riguarda la velocità di ricarica che durante il trasferimento dei dati. Con gli smartphone di alcuni produttori non si arriva mai a ottenere una buona velocità di ricarica della batteria usando cavi USB-C di terze parti appena più lunghi.


La lunghezza del cavo influenza notevolmente anche i trasferimenti video ad alta velocità: per questo motivo (si pensi per esempio a un trasferimento di un flusso video 4K su connessione Thunderbolt) è fondamentale usare cavi USB-C attivi per coprire lunghe distanze.

Per lavorare con DisplayPort, MHL, HDMI e Thunderbolt fino a 20Gbps si possono usare i classici cavi USB-C passivi su distanze inferiori a 2 metri (cavi contraddistinti dal logo USB SuperSpeed). I cavi passivi devono essere invece lunghi non oltre un metro nel caso di USB SuperSpeed+.
Cavi USB attivi (cercare il logo Thunderbolt) sono invece essenziale allorquando si dovessero coprire distanze maggiori o comunque si volessero raggiungere i 40 Gbps.


In conclusione, l’idea di una connessione USB capace di “fare tutto” è sembrata in un primo tempo certamente positiva ma all’atto pratico USB-C si è trasformata in una “terra di nessuno” dove la confusione regna sovrana, per una frustrante commistione fra specifiche standard e “interpretazioni proprietarie”.

D’altra parte, anche per i singoli produttori l’integrazione di tutte le funzionalità potenzialmente fruibili via USB-C è comunque cosa piuttosto complessa. L’industria è ancora in attesa di nuovi circuiti integrati che permettano di velocizzare la progettazione e lo sviluppo.

Intanto una migliore e più chiara etichettatura dei cavi e dei dispositivi USB-C potrebbe aiutare molto il consumatore. L’introduzione di una colorazione differente per cavi e connettori USB-C potrebbe aiutare anche se rappresenterebbe un’ammissione di fallimento, con l’allontanamento dall’idea originaria della soluzione “one size fits all“.

Nel caso dei cavi USB il nostro consiglio è consultare queste pagine, mantenute sempre aggiornate da USB IF.
Esso contiene la lista dei cavi e adattatori USB-C certificati: copiandone l’identificativo riportato nella colonna Part number e incollandolo nella casella di ricerca di Amazon, si può individuare il prodotto d’interesse e verificarne il costo.

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