L’adozione del protocollo IPv6, sebbene necessaria, sta incontrando non poche difficoltà. Uno dei principali problemi che ne rallentano la diffusione risiede nel fatto che la maggior parte dei server DNS root (root nameserver) non gestiscono tutt’oggi indirizzi IPv6.
I “root nameserver” sono un elemento “portante” ed allo stesso tempo critico dell’infrastruttura della rete Internet. Essi sono infatti responsabili (in inglese “authoritative”, ossia “dotati di autorità”) per quanto riguarda la risoluzione dei domini di primo livello (ad esempio, .it, .uk, .com, .net, .org,…), detti top-level domain (TLD). I “root nameserver” si occupano di reindirizzare le richieste relative ad ogni dominio di primo livello ai nameserver propri di quel TLD. Facendo riferimento a questa pagina, è possibile visualizzare una mappa (Google Maps) che mostra la collocazione dei principali server DNS root.
A partire dal prossimo 4 Febbraio, tuttavia, quattro root nameserver dovrebbero essere aggiornati con il supporto di IPv6 (record AAAA). L’annuncio risale alla fine di Dicembre ed è firmato dall’ICANN, ente internazionale senza scopo di lucro che riveste numerosi incarichi relativi alla rete Internet, tra i quali l’assegnazione degli indirizzi IP.
L’aggiunta dei record IPv6 nei principali server DNS root potrebbe così indurre un sempre maggior numero di operatori ad abbracciare il nuovo protocollo.
Vendor di servizi di telefonia via IP e di soluzioni per la sicurezza di reti basate su IPv6 hanno sottolineato come il nuovo protocollo sia in grado di mettere a disposizione un numero enormi di indirizzi IP, offra possibilità di configurazione migliorate, supporto obbligato per IP Security e QoS (Quality of Service), una più semplice unione di più reti differenti.
IPv6 è destinato a sostituire l’ormai obsoleto IPv4. Più di venti anni fa, i 4 miliardi di indirizzi IP che l’attuale protocollo IPv4 (Internet Protocol version 4) mette a disposizione sembravano un’enormità per il numero di utenti e per i servizi di allora. Alcuni Paesi e certe organizzazioni “acquistarono” per sé, allora, un numero esorbitante di indirizzi IP. IPv6 permette di avere a disposizione un numero più elevato di IP da destinare a tutti i vari servizi in Rete in modo da sopportare la richiesta crescente di nuovi indirizzi.