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L’ascesa travolgente dell’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando non solo il panorama tecnologico, ma anche quello energetico globale, innescando dinamiche inedite che stanno già lasciando un segno tangibile sul sistema di approvvigionamento dell’energia elettrica.
In particolare, negli Stati Uniti si sta assistendo a una vera e propria corsa agli impianti a gas, una risposta che, se non adeguatamente regolata e pianificata, rischia di trasformarsi in una bolla speculativa dagli effetti potenzialmente devastanti per consumatori, ambiente e intero settore elettrico.
Negli ultimi dieci anni, la domanda di energia elettrica era rimasta sorprendentemente stabile, ma l’irruzione dell’AI ha scompaginato gli equilibri. I data center progettati per supportare queste tecnologie si distinguono per consumi energetici fuori scala: se un server tradizionale assorbe circa 6-8 kW — quanto tre abitazioni medie —, le nuove architetture dedicate all’AI possono arrivare a 80-100 kW per rack, ovvero il fabbisogno di un piccolo villaggio. Questo salto di scala ha acceso i riflettori su un tema cruciale: come gestire la crescente fame di energia dei colossi tecnologici senza compromettere sostenibilità e stabilità della rete?
Effetti concreti sulle bollette dei comuni cittadini
Secondo uno studio realizzato da As You Sow e Sierra Club, l’ondata di nuovi impianti a gas proposti tra il 2023 e il 2025 potrebbe far crescere la capacità produttiva statunitense di quasi un terzo. Tuttavia, dietro questa espansione si celano rischi notevoli: molti progetti risultano puramente speculativi, presentati senza adeguate garanzie di capitali o reali contratti con i clienti finali. Un eccesso di offerta potrebbe infatti tradursi in stranded assets, ovvero infrastrutture costose e sottoutilizzate che finirebbero per gravare sulle bollette degli utenti.
Il funzionamento del sistema elettrico si basa su un equilibrio delicato. Da un lato, una capacità produttiva sovrastimata rischia di generare costi inutili e di penalizzare i consumatori, che si troverebbero a pagare per centrali inattive o sottoutilizzate. Dall’altro, una capacità insufficiente espone il paese a blackout e aumenti improvvisi delle tariffe.
Il settore dei data center complica ulteriormente la situazione: spesso, gli sviluppatori presentano richieste di connessione alla rete molto prima di aver ottenuto finanziamenti certi o commesse effettive. Come sottolinea Jim Burke, CEO di Vistra Energy, le proposte di nuovi progetti superano di 3-5 volte quanto effettivamente si realizzerà, ma le utility continuano a pianificare espansioni, attratte dai margini di profitto garantiti dall’incremento delle infrastrutture.
Un esempio emblematico arriva dalla Louisiana, dove Entergy ha avanzato la proposta di tre nuove centrali a gas per alimentare un data center di Meta, la cui domanda energetica stimata sarebbe pari a quella di 1,5 milioni di abitazioni. Le emissioni associate, nell’arco di 15 anni, potrebbero toccare i 100 milioni di tonnellate di CO2, mettendo seriamente in discussione l’obiettivo di decarbonizzazione fissato per il 2035. Un cortocircuito tra innovazione digitale e sostenibilità ambientale che impone una riflessione urgente sulle scelte strategiche da adottare.