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L’ultimo allarme nel mondo del phishing arriva da una campagna sempre più insidiosa, che sfrutta la credibilità di colossi come Microsoft e meccanismi psicologici ben studiati.
Gli attacchi informatici evolvono, i numeri sono in crescita: secondo le statistiche più recenti, il 73% delle violazioni informatiche parte da una email fraudolenta e il 37% delle aziende ha registrato almeno un tentativo nell’ultimo trimestre, con danni medi stimati intorno ai 120.000 euro per incidente.
Un’indagine approfondita del Cofense Phishing Defense Center mette in luce una nuova strategia criminale che combina elementi sofisticati: falsi CAPTCHA, pagine web che riproducono l’interfaccia di Microsoft e la presenza di call center fittizi, pronti a sottrarre dati sensibili e a diffondere malware.
Come operano i cybercriminali
La dinamica di questa truffa è articolata e ingannevole. Tutto ha inizio con una email che, a un primo sguardo, appare assolutamente legittima. Spesso viene mascherata da comunicazione di una società di autonoleggio e promette un rimborso economico, così da catturare l’attenzione e stimolare una reazione immediata. All’interno del messaggio, il destinatario trova un link che conduce a una pagina web con un apparente CAPTCHA: la grafica è curata, l’aspetto professionale, e il tutto sembra studiato per ingannare sia l’utente che i filtri di sicurezza automatizzati.
Superata questa falsa verifica, la vittima viene reindirizzata su una pagina che replica fedelmente l’interfaccia di Microsoft. Qui, compaiono una serie di avvisi di sistema, pop-up allarmanti, blocchi simulati del browser e un cursore che sembra improvvisamente inattivo. Tutto è orchestrato per far credere all’utente di essere sotto attacco da ransomware, generando una sensazione di urgenza e panico.
In questa fase, si svela il vero obiettivo dei criminali: convincere la vittima a contattare un numero verde spacciato per il supporto tecnico ufficiale. All’altro capo della linea, operatori fraudolenti si fingono tecnici di Microsoft e, sfruttando la pressione psicologica, cercano di ottenere credenziali di accesso, dati bancari o di convincere l’utente a installare software di accesso remoto. In questo modo, i malintenzionati aprono la porta a furti di dati e all’installazione di malware che possono compromettere l’intera rete aziendale.
Strategie difensive: tecnologia e consapevolezza
Gli esperti di sicurezza consigliano un approccio multilivello. Sul piano tecnico, è fondamentale adottare filtri anti-phishing avanzati, rafforzare i controlli di navigazione e stabilire regole precise per bloccare contenuti sospetti. I team IT devono monitorare costantemente le connessioni verso servizi esterni e isolare rapidamente i dispositivi potenzialmente compromessi per limitare la diffusione di malware.
Ma la componente umana resta decisiva. Programmi di formazione periodica e simulazioni pratiche aumentano la capacità dei dipendenti di riconoscere segnali sospetti: link ambigui, richieste insolite o inviti a chiamare numeri non verificati. È cruciale educare il personale a non utilizzare mai i contatti forniti in comunicazioni dubbie, ma a cercare autonomamente i canali ufficiali di supporto tecnico.
Ogni organizzazione dovrebbe inoltre stabilire procedure di segnalazione immediate: ogni tentativo di phishing va notificato tempestivamente ai responsabili della sicurezza per una valutazione accurata e per prevenire escalation. Conservare tracce digitali e documentare gli eventi facilita la ricostruzione della catena d’attacco e la collaborazione con le autorità competenti.