ARM: Qualcomm parla di un consorzio per acquistare l'azienda e mantenerla neutrale

Dopo l'accordo sfumato con NVidia, torna in pista l'ipotesi di acquisizione di ARM da parte di una cordata di aziende capitanata da Qualcomm.

La concreta ipotesi di acquisizione di ARM da parte di NVidia era malvista da una buona parte dell’industria: non è certo un segreto. Esattamente un anno fa Qualcomm si dichiarò pronta a formare una cordata per rilevare ARM se NVidia non fosse riuscita a chiudere l’operazione.

Adesso che NVidia ha dovuto accantonare il progetto di acquisizione di ARM, soprattutto in forza delle crescenti pressioni esercitate dalle Autorità competenti in materia di antitrust, arriva la notizia che Qualcomm potrebbe effettivamente attivarsi per creare una piattaforma comune tra i big dell’industria volta all’acquisizione di ARM.
D’altra parte nubi nere sull’accordo NVidia-ARM (del valore di 40 miliardi di dollari) si erano addensate già a dicembre 2021 quando la FTC parlò dell’eventuale intesa come di una minaccia concreta sul piano della concorrenza: NVidia si sarebbe di fatto trovata in una situazione di monopolio totale tenendo per sé le redini della parte più ampia del mercato dei chip per i dispositivi mobili e mettendo una seria ipoteca sullo sviluppo delle soluzioni per il mercato professionale, server e data center.
A suo tempo parlammo delle possibili conseguenze di un accordo NVidia-ARM.

Riferendosi ad ARM, il CEO di Qualcomm Cristiano Amon ha descritto la società britannica come “una risorsa molto importante che sarà essenziale per lo sviluppo del settore“. Lo sa bene anche Huawei che vedeva a rischio il suo business a fronte di un’eventuale acquisizione di ARM da parte di NVidia. Quasi più che le innovazioni di ARM (i progetti vengono poi largamente modificati dalle aziende che implementano i SoC ARM) è la sua immensa dote in termini di brevetti e proprietà intellettuale che pesa come un macigno.

L’idea di Qualcomm e delle altre aziende che sostengono il “consorzio” è quella di acquisire ARM, mettendo sul piatto almeno 65 miliardi di dollari, per poi renderla “neutrale”: in altre parole deve esservi la garanzia che in futuro ci sia sempre la possibilità di accedere alle risorse ARM senza limitazioni.

Nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times, Amon ha confermato il contenuto di massima delle indiscrezioni assicurando però che non ci sono stati ancora contatti con Softbank, la holding finanziaria giapponese che è attualmente proprietaria di ARM.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti