Apple difende il suo walled garden e Tim Cook rigetta l'idea del sideloading delle app

Apple non aprirà mai il suo sistema operativo al sideloading delle applicazioni. Lo conferma Tim Cook nel corso di un'intervista rilasciata nel giorno di Pasquetta.
Apple difende il suo walled garden e Tim Cook rigetta l'idea del sideloading delle app

Un’intervista rilasciata ieri al New York Times dal numero uno di Apple, Tim Cook, offre numerosi spunti di riflessione.
Durante il lungo colloquio tra Cook e Kara Swisher l’amministratore delegato della Mela ha confermato l’idea del walled garden ovvero del recinto insuperabile che Apple ha tracciato intorno a tutti i prodotti che compongono il suo ecosistema.
Nell’articolo MIT, l’approccio usato da Apple può rendere i malware impossibili da riconoscere abbiamo dato spazio al punto di vista di molti esperti secondo i quali il walled garden sarebbe comunque un’arma a doppio taglio: nei casi in cui un malware dovrebbe fare breccia nel perimetro sicuro disegnato da Apple esso sarebbe molto più difficile da rilevare e neutralizzare rispetto a quanto accade, per esempio, su Android.

Eppure Cook sottolinea che consentire il sideloading delle applicazioni ovvero l’installazione di app da fonti diverse dall’App Store aprirebbe un buco di sicurezza enorme privando iOS di una delle misure di protezione più importanti.

Un cambiamento del genere (su Android, lo ricordiamo, basta attivare l’installazione da sorgenti sconosciute per installare qualunque file APK e quindi qualunque app da fonti diverse dal Google Play Store), diciamo noi, potrebbe alimentare un mercato parallelo – non ufficiale – di applicazioni, contenuti multimediali ed emulatori che avrebbe forti ripercussioni su una delle più importanti fonti di introito per Apple.
D’altra parte Apple si è per anni battuta per mettere al tappeto la pratica del jailbreaking. Nonostante sia stata di recente riportata in auge (Jailbreaking iOS torna a ruggire: funziona con tutte le versioni del sistema operativo, 13.5 compresa), gli sforzi di Apple volti a impedire qualunque tentativo di rimuovere le restrizioni software imposte sui dispositivi iOS hanno permesso di centrare il bersaglio tanto da portare alla chiusura gli store alternativi. Ed è infatti notizia di dicembre scorso l’avvio di una vertenza legale da parte dell’inventore di Cydia: L’ideatore di Cydia fa causa ad Apple per presunte pratiche anticoncorrenziali.

Da parte sua Epic Games, società che tra gli altri titoli ha sviluppato Fortnite, ha preso di mira l’ecosistema Apple sostenendo che non fornisce agli utenti la libertà di scaricare applicazioni da piattaforme diverse dall’App Store.
Cook è stato chiarissimo: la battaglia proseguirà nei tribunali perché Apple spiegherà le ragioni delle restrizioni imposte sui suoi dispositivi, a tutela della sicurezza e della privacy degli utenti.

Con un riferimento che agli europei è parso strettamente connesso con quanto previsto nel GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), Cook ha parlato del principio di minimizzazione dei dati.
Secondo il CEO di Apple il sistema operativo e le app installate devono limitarsi a trasferire soltanto i dati che sono strettamente necessari per fornire una funzionalità o un servizio. Nulla più.

Per questo motivo, sempre secondo Cook, la società di Cupertino cercherà di rigettare in sede legale non soltanto le eccezioni sollevate da Epic Games ma anche quelle avanzate da Facebook che contesta l’introduzione di App Tracking Transparency, uno strumento che sarà parte integrante dell’imminente aggiornamento iOS 14.5 e che imporrà alle app di chiedere il consenso degli utenti prima di tracciarli e monitorare i loro dati.

Nell’articolo Qual è il sistema operativo più sicuro per dispositivi mobili? abbiamo presentato un semplice confronto tra i modelli usati su Android e su iOS.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti