Caccia a Snowden: Lavabit chiude piuttosto che collaborare

Per l'invio di alcuni messaggi di posta elettronica, Edward Snowden, l'informatico statunitense che ha spifferato ai quattro venti i segreti della NSA e dei suoi programmi per il monitoraggio di massa (PRISM) degli utenti, avrebbe utilizzato Lavabit.

Per l’invio di alcuni messaggi di posta elettronica, Edward Snowden, l’informatico statunitense che ha spifferato ai quattro venti i segreti della NSA e dei suoi programmi per il monitoraggio di massa (PRISM) degli utenti, avrebbe utilizzato Lavabit. Si tratta di un servizio che permette di inviare e ricevere e-mail in modo sicuro, senza che il loro contenuto possa essere decodificato da parte di persone non autorizzate.
Come spiegano gli autori di Lavabit, tutte le e-mail vengono cifrate prima ancora di essere salvate sui server della società. Solamente chi dispone della password corretta potrà decodificare i singoli messaggi.
Tre gli schemi crittografici utilizzati simultaneamente per garantire massima sicurezza alle comunicazioni. In ogni caso, Lavabit utilizza la crittografica ellittica (Elliptical Curve Cryptography) come pietra angolare.

Un impianto del genere rende impossibile decodificare i messaggi di posta degli utenti di Lavabit. Eppure, le autorità governative statunitensi avrebbero iniziato tutta una serie di pesanti provvedimenti nei confronti di Lavabit pretendendo la fattiva collaborazione da parte degli autori del sito. Obiettivo? Ovviamente quello di risalire alle attività di Snowden.

Il fondatore di Lavabit, Ladar Levison, si è però rifiutato di rispondere alle richieste USA preferendo piuttosto chiudere il suo sito. “È stata per me una decisione molto sofferta: diventare complice di crimini nei confronti dell’America o abbandonare un progetto che mi ha impegnato con dieci anni di duro lavoro“, si legge nella nota pubblicata in home page. “Dopo una lunga riflessione ho quindi deciso di sospendere le attività di Lavabit. Vorrei condividere con voi, in modo legittimo, le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta ma non mi è possibile farlo“.

Levison ha aggiunto che i suoi legali hanno avviato tutte le pratiche per opporsi alle richieste delle agenzie governative appellandosi anche ai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti. Una vittoria in tribunale potrebbe permettere a Lavabit di riprendere le sue operazioni.

Per il momento si registra la reazione infuriata di molti utenti che si lamentano della chiusura repentina di Lavabit: agli iscritti al servizio non sarebbe stata data neppure la possibilità di salvare i messaggi e valutare la migrazione verso altri lidi.

Un interessante approfondimento sullo “scandalo PRISM” è pubblicato nell’articolo Scandalo PRISM: come sono stati intercettati i dati cifrati?

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