Cos'è un reindirizzamento e qual è il suo significato

Cosa significa che una pagina Web effettua un reindirizzamento: quando utilizzarlo e come capire cosa succede quando utilizza un URL.
Cos'è un reindirizzamento e qual è il suo significato

Un URL (Uniform Resource Locator) è una sequenza di caratteri che viene utilizzata per identificare in modo univoco una specifica risorsa in rete: può essere una pagina Web, un’immagine o un qualunque altro elemento ma anche, per esempio, un server FTP o un altro oggetto raggiungibile ricorrendo all’utilizzo di un certo protocollo.

Un reindirizzamento invia l’utente o meglio il client che sta utilizzando (ad esempio il browser) da un URL a un altro. I reindirizzamenti vengono spesso utilizzati per motivi tecnici: gli indirizzi delle pagine Web possono cambiare nel corso del tempo ed è necessario, per evitare di perdere traffico in ingresso sul sito, fare in modo che un vecchio URL punti correttamente al nuovo indirizzo.

Cos’è un reindirizzamento e quando va utilizzato

Si pensi a un sito Web che ha raccolto tanti backlink nel corso del tempo e che sono pubblicati su siti Web gestiti da terzi: se si modifica la struttura degli URL sul proprio sito senza gestire i vecchi indirizzi con appositi reindirizzamenti, accade che chi accede utilizzando un link pubblicato altrove riceverà un errore 404. Ed è un grosso problema perché con un errore 404 non solo non si offre un servizio agli utenti ma si perde il valore del backlink in termini di visibilità e autorevolezza. Lo dice chiaramente John Mueller, Google.

La raccomandazione è quella di modificare i link almeno sul proprio server facendo in modo che puntino sempre alla versione più recente degli URL. Negli altri casi si possono e si devono utilizzare i reindirizzamenti riducendoli al minimo indispensabile.
Le catene di reindirizzamenti vanno sempre evitate perché tendono a creare problemi ai motori di ricerca e dilatano i tempi di caricamento di una pagina Web.
Non solo. Tutti i principali browser Web mostrano l’errore TOO MANY REDIRECTS o simile ogni volta che vengono rilevati 10 reindirizzamenti o più (ad esempio redirect infiniti).

In un’altra era, quando ancora tanti comportamenti in ambito SEO erano più facilmente giustificabili, il buon Matt Cutts affermava che i reindirizzamenti non sono un problema in senso assoluto ma che Google consiglia di non spingersi mai oltre i 2. È insomma fondamentale evitare le catene di reindirizzamenti per non incorrere in penalizzazioni e vedere le proprie pagine correttamente indicizzate sul motore di ricerca.

I reindirizzamenti sono quindi importanti e inevitabili in molti casi, ad esempio quando si cambia la struttura degli URL delle pagine del proprio sito, quando si eliminano una o più pagine, quando si devono unire i contenuti di pagine Web considerate duplicate, quando si ha la necessità di migrare a un nuovo dominio. I reindirizzamenti si sono inoltre rivelati fondamentali quando è stato necessario passare da HTTP a HTTPS.

Dal punto di vista della SEO va comunque tenuto presente che a ogni reindirizzamento l’autorevolezza della pagina tende a scendere: ecco un altro motivo per cui i redirect vanno usati con estrema parsimonia.

Come creare un reindirizzamento

Una pagina Web statica o dinamica può disporre un reindirizzamento verso un altro URL utilizzando vari approcci.
Il linguaggio di markup HTML permette di usare appositi tag, integrati direttamente nel corpo della pagina, che scatenano il reindirizzamento (meta refresh). Sempre lato client, il reindirizzamento può essere disposto anche tramite codice JavaScript inserito nel corpo della pagina Web.

In alternativa il reindirizzamento può essere configurato e richiesto lato server: ogni linguaggio di programmazione integra la sintassi per il redirect. Oppure è possibile usare i file .htaccess e web.config per ottenere lo stesso risultato rispettivamente su server Apache e Microsoft-IIS.

Non è obiettivo di questo articolo descrivere tutti i possibili schemi per effettuare un reindirizzamento: basti sapere che un redirect è impostabile su qualunque pagina, per un singolo URL o per gruppi di essi personalizzando URL d’ingresso, URL di destinazione e tipo di reindirizzamento.

In generale è opportuno ricordare che URL differenti per aspetti all’apparenza di minore entità sono, agli occhi del motore di ricerca, indirizzi completamente differenti.
URL con o senza www sono completamente diversi, come indirizzi HTTPS/HTTP, con o senza barra (/) finale, scritti in maiuscolo o minuscolo: per trattare correttamente questi casi è essenziale usare abilmente un singolo reindirizzamento 301. Diversamente si potrebbero creare pagine duplicate con conseguenze nefaste anche in termini di posizionamento e quindi di visibilità.

Tipi di reindirizzamento

Esistono vari tipi di reindirizzamento: i più comuni e importanti sono quelli che corrispondono ai codici 301 e 302.
Restituendo al browser il codice 301, si dispone un reindirizzamento permanente: usarlo significa attestare che l’URL di destinazione diventa d’ora in avanti quello definitivo. Google trasferisce in questo caso la cosiddetta link authority o link juice dell’URL di partenza verso la pagina di destinazione.

L’uso del codice 302 attesta invece che il reindirizzamento è temporaneo: in questo modo il gestore del sito Web segnala che il redirect non va considerato come definitivo e che gli URL di origine devono essere considerati ancora validi e attendibili.
I reindirizzamenti temporanei sono utili quando una pagina Web viene spostata per un breve tempo su un nuovo URL, quando si effettuano operazioni di manutenzione o, ad esempio, quando si vogliono fare dei test. In generale il 302 dovrebbe essere sempre usato quando si prevede di ripristinare il vecchio URL.

Redirect Checker ovvero come provare i reindirizzamenti

Esistono molteplici tool che aiutano a verificare i reindirizzamenti accertando il in profondità il comportamento di ciascuno di essi.

Il modo più veloce per controllare come si sviluppa un redirect consiste nel premere il tasto F12 in Chromium e in tutti i browser da esso derivati per accedere agli Strumenti per gli sviluppatori.
Con un clic su Network quindi sulla scheda All si può verificare come si sviluppa il flusso relativo al caricamento di qualunque pagina Web: digitando o incollarlo l’URL da verificare nella barra degli indirizzi, i codici 301 e 302 appariranno sotto la colonna Status ogni volta che si verifica un reindirizzamento.

Cliccando sul singolo reindirizzamento si ottengono tutti i dettagli come URL di origine e indirizzo di destinazione (scheda Header).

Utilizzando l’utilità da riga di comando cURL è possibile ottenere tutte le informazioni utili per studiare i reindizzamento e il codice HTML ricevuto a ogni “rimbalzo”:

curl -v -L https://google.it/

Al posto di va ovviamente riportato l’URL da provare. Nell’esempio, come si vede, Google effettua un reindirizzamento dalla versione “senza www” a quella “con www”.

Come alternativa si possono usare anche i servizi Redirect Checker disponibili online: Kinsta, What’s My DNS, Site24x7 e tanti altri evidenziano in forma grafica e in modo molto leggibile i vari reindirizzamenti così come le pagine di provenienza e destinazione.

Questi tipi di servizi possono quindi essere utilizzati per scoprire gli URL nascosti, capire a colpo d’occhio dove punta un URL e verificare se un link è sicuro prima di aprirlo.

Cliccando su Headers si possono analizzare anche le risposte ricevute dal server Web remoto a ogni tentativo di connessione da parte del client. In alcuni casi è anche possibile scegliere da quale Paese deve collegarsi il client in modo da capire se il server Web gestisca i redirect in modo diverso previa verifica della posizione geografica di ciascun client.

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