Cosa sono i doodle di Google. Ecco come nascono i loghi animati

I doodles sono le versioni speciali del logo aziendale di Google che vengono proposte, nella home page del motore di ricerca, per celebrare degli eventi in corso o per ricordare importanti anniversari.
Cosa sono i doodle di Google. Ecco come nascono i loghi animati

I doodles sono le versioni speciali del logo aziendale di Google che vengono proposte, nella home page del motore di ricerca, per celebrare degli eventi in corso o per ricordare importanti anniversari. Nel corso del tempo, la società di Mountain View ha pubblicato circa 2.000 doodle, alcuni dei quali mostrati senza differenza a tutti gli utenti del motore di ricerca, altri pensati per festeggiare ricorrenze ed avvenimenti che coinvolgono i cittadini di una specifica nazione.
Da cosa nasce la consuetudine dei doodle di Google e quali tecnologie vengono utilizzate per realizzarli?

La storia dei Google doodles

L’idea dei doodle di Google è nata nel 1998, addirittura prima che Larry Page e Sergey Brin fondassero la società. Gli artefici dei “loghi aziendali modificati” fu lo stesso duo Page-Brin: i due infatti, il 30 agosto 1998, aggiunsero un uomo stilizzato come sfondo dell’immagine “Google” a testimonianza della loro partecipazione al Burning Man Festival, un evento che si svolge annualmente nel Nevada, a Black Rock City (USA). In questa pagina è possibile trovare il primo Google doodle.

Due anni dopo, in vista della ricorrenza del 14 luglio 2000, Page e Brin commissionarono a Dennis Hwang, designer statunitense allora semplice stagista presso Google, di realizzare un logo speciale a commemorazione della presa della Bastiglia. Pur nella sua essenzialità (eccolo), il logo fu talmente apprezzato che Hwang venne ufficialmente nominato “chief doodler.

Da allora in poi, Hwang è divenuto il responsabile (e lo è tutt’oggi) della realizzazione dei Google doodle, per le home page del motore di ricerca nelle versioni destinate ai vari Paesi del mondo.

Hwang, pur avendo vissuto alcuni anni in Corea, da ragazzo, è nato negli Stati Uniti – nel Tennessee – dove tornò già per gli studi di base e per conseguire la laurea. La passione per il disegno del giovane Hwang non era particolarmente apprezzata eppure, dopo poco, entrò nelle fila di Google impressionando positivamente i fondatori della società.

Le tecnologie utilizzate per la realizzazione dei Google doodle

A parte i Google doodle più semplici, che vengono pubblicati sotto forma di immagini o di .gif animate, Hwang – di concerto con gli ingegneri dell’azienda – producono periodicamente loghi molto più complessi che talvolta permettono l’interazione diretta da parte degli utenti.
È il caso dei Google doodle interattivi pubblicati in queste pagine.

Google non ha mai usato tecnologie che necessitino, come requisito, l’installazione e la presenza – all’interno del browser – di estensioni sviluppate da terze parti; Flash Player e Microsoft Silverlight, giusto per fare un paio di nomi.

Gli sviluppatori del colosso di Mountain View hanno piuttosto sempre puntato sulle tecnologie “aperte”, direttamente supportate dalla maggioranza dei browser web. Ecco quindi che da qualche anno a questa parte, la scelta è caduta sull’impiego di HTML5, JavaScript e CSS3.
L’idea è quella di creare doodle che possano apparire, nello stesso modo, su tutti i browser e su tutte le piattaforme, anche quelle mobili. Condicio sine qua non è, ovviamente, l’utilizzo di codice JavaScript il cui caricamento e la cui elaborazione deve essere attivata nelle opzioni di configurazione del browser (scelta predefinita).
Nel caso in cui JavaScript non dovesse essere abilitato, il caricamento dei Google doodle interattivi non può avvenire: essi vengono sostituiti con un’immagine statica (fallback).

HTML5 si propone come il successore di HTML 4.01 (databile 1999), XHTML 1.0 e XHMTL 1.1 mettendo a disposizione alcune peculiarità particolarmente utili nella fase di sviluppo delle più moderne applicazioni web. La nuova versione del linguaggio di markup si propone anche di “standardizzare” anche tutta una serie di caratteristiche che gli sviluppatori web hanno utilizzati per anni. È anche il primo tentativo di documentare in modo formale molti degli standard “di fatto” che sono stati egualmente abbracciati, col tempo, dai vari browser.
Tra gli obiettivi primari di HTML5 vi è quello di mettere nelle mani dei web designer, dei webmaster e degli sviluppatori delle specifiche che permettano di ridurre la necessità di impiegare plugin per il browser esterni (Flash in primis).

Tra le nuove caratteristiche di HTML5, citiamo l’elemento “canvas” che facilita il disegno di oggetti sulla pagina web, le tag “video” ed “audio”, per la riproduzione diretta di contenuti multimediali, l’introduzione di elementi legati a specifiche tipologie di contenuti (ad esempio, articoli, intestazione, pié di pagina, sezioni,…) e di controlli “inediti” per l’inserimento di indirizzi di posta elettronica, URL, numeri, di caselle di ricerca nonché per la scelta di date.
“La quinta” del linguaggio di markup mette a disposizione anche due oggetti per la memorizzazione di dati sul sistema client: “localStorage” e “sessionStorage”. Il primo consente di salvare delle informazioni sul client senza alcuna scadenza mentre il secondo permette di annotarle per un’unica sessione di lavoro.
A questo indirizzo è possibile trovare una breve disamina dei nuovi elementi introdotti in HTML5.

Uno dei primi esempi di Google doodle che, seppur non interattivi, fanno largo uso di HTML5, JavaScript e CSS3 è quello dedicato al “Giorno della Terra 2011. Il logo viene animato utilizzando codice JavaScript a partire dalle varie immagini memorizzate sui server di Google.

L’archivio completo dei doodle di Google è disponibile a questo indirizzo.

I portavoce di Google spiegano che l’azienda è sempre alla ricerca di nuovi spunti per i futuri doodle. Eventuali suggerimenti possono essere inviati all’indirizzo e-mail proposals@google.com. La risposta non è assicurata, vista la mole di messaggi che il team di Google riceve quotidianamente ma l’azienda garantisce che ogni comunicazione viene comunque presa in esame.

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