Digitale terrestre: cosa succede davvero dal 20 ottobre

La maggior parte dei televisori oggi nelle case degli italiani resta compatibile con la ricezione dei canali trasmessi con lo standard MPEG-4 dal 20 ottobre prossimo. Tanto clamore per nulla.

Da settimane è iniziata una campagna pubblicitaria a tappeto che informa gli utenti circa i cambiamenti che introdurranno le emittenti televisive italiane dal 20 ottobre 2021. Un battage mediatico continuo e martellante che però omette alcuni particolari fondamentali dei quali abbiamo parlato nel nostro articolo in cui spieghiamo cos’è DVB-T2 e come funziona lo standard di compressione video HEVC.

Innanzi tutto va detto che al momento, nella stragrande maggioranza dei casi, non c’è bisogno di cambiare televisore per ricevere i canali del digitale terrestre, a meno che non sia veramente vecchio (e allora si può valutare di beneficiare delle agevolazioni per la rottamazione TV).

Dal 20 ottobre prossimo succederà semplicemente che alcuni canali delle varie emittenti televisive trasmetteranno esclusivamente in MPEG-4, standard per la codifica audio-video approvato nel 1998 e in uso da anni (i canali dal 501 in avanti – LCN, logical channel numbering, 501 e seguenti, conosciuti come HD – usano proprio MPEG-4).
Non si tratterà neppure dei canali principali: il Ministero dello Sviluppo Economico riporta quelli che saranno trasmessi esclusivamente in MPEG-4.
Anche alcuni canali minori stanno trasmettendo già da tempo in MPEG-4 (non sono visibili con i TV più vecchi) pur non utilizzando la risoluzione Full HD. Il motivo? Risparmiare banda e contenere i costi di esercizio. E dal 20 ottobre prossimo, pur trasmettendo in MPEG-4, potranno continuare a non usare il Full HD.

La data del 20 ottobre non è stata decisa in sede europea ma è una scelta dell’Italia con l’obiettivo di liberare la banda dei 700 MHz che viene tolta alle emittenti TV e consegnata in licenza d’uso agli operatori di telecomunicazioni che si sono aggiudicati l’asta per le frequenze 5G (la necessità di liberare le frequenze per favorire il dispiegamento delle reti 5G era invece stata indicata da tempo dalla Commissione Europea).

Il modo migliore per verificare se un televisore è compatibile MPEG-4 è quello di effettuare oggi una risintonizzazione (pronti a rieffettuarla anche dopo il 20 ottobre) e controllare la corretta ricezione di canali che vengono trasmessi attraverso il medesimo MUX (multiplexer). Il suggerimento è di provare a sintonizzarsi su La7 e La7 HD: se si ricevono entrambi i canali significa che il TV in proprio possesso riceverà perfettamente i canali MPEG-4, HD e non dal prossimo 20 ottobre.

Il passaggio alla tecnologia DVB T2 non c’entra nulla: lo switch off quindi la migrazione verso il nuovo standard che aumenta il bitrate e fa crescere notevolmente la qualità delle immagini era stato fissato per il 21-30 giugno 2022 ma tutto è stato improvvisamente posticipato, forse, al 2023.
I TV che oggi ricevono i canali MPEG-4 sono quindi assolutamente adeguati per continuare a fruire delle trasmissioni sul digitale terrestre almeno fino al 2023.

La mancata ricezione dei canali 100 e 200 non implica l’impossibilità di accedere ai canali trasmessi in DVB-T dal 20 ottobre.
I due “cartelli” sui canali 100 e 200 vengono infatti codificati in HEVC Main 10: la mancata loro ricezione o la comparsa di uno schermo nero sta a significare che il televisore non supporterà lo standard DVB-T2 con codifica HEVC a 10 bit. Quindi il TV non è pronto per lo switch off che avverrà nel 2023 (non si conosce alcuna data ufficiale) o successivamente (non è escluso che il passaggio a DVB-T2 possa slittare addirittura al 2024-2025).

Semmai, se si decidesse di acquistare un nuovo TV oggi è essenziale che esso sia compatibile anche DVB-T2 HEVC a 10 bit. Anche perché ci sono venditori senza scrupoli che cercano di rifilare “fondi di magazzino” ai clienti meno attenti.

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