HP: bene l'Internet delle Cose ma attenzione alla sicurezza

Che il settore "Internet of Things" (IoT) o "Internet delle Cose" sia destinato a far registrare una crescita vorticosa nel corso dei prossimi anni è una previsione ormai data per certa.
HP: bene l'Internet delle Cose ma attenzione alla sicurezza

Che il settore “Internet of Things” (IoT) o Internet delle Cose” sia destinato a far registrare una crescita vorticosa nel corso dei prossimi anni è una previsione ormai data per certa. Integrando le funzionalità di rete nei dispositivi di utilizzo quotidiano, gli oggetti diventano capaci di dialogare fra di loro, divengono amministrabili da remoto, sono capaci di regolare il proprio funzionamento sulla base delle indicazioni degli utenti.
Oggetti inanimati sono quindi in grado di essere arricchiti di funzionalità di intelligenza artificiale, anche in forma basica, riuscendo a prendere iniziative sulla base delle istruzioni impartite dall’utente.

Autovetture che chiamano automaticamente i soccorsi in caso di incidente, antifurto capaci di reagire a tentativi di scasso, termostati intelligenti amministrabili da remoto, sistemi che consentono di gestire al meglio magazzino e spedizioni, strumenti per il controllo dei consumi energetici, macchine erogatrici in grado di rilevare i quantitativi di prodotto ancora a disposizione ed inviare un messaggio d’allerta quando è necessaria una ricarica sono già realtà.

Quando si parla di “Internet delle Cose” si può però pensare anche ad un frigorifero che sia in grado di rilevare gli alimenti in esso conservati, effettuare un ordine al negoziante nel caso in cui mancasse qualcosa o comunque notificarlo all’utente; ad una sveglia che può trasformarsi in un oggetto intelligente in grado di suonare prima nel caso in cui sulle strade dovesse esserci più traffico del solito; ad un vaso che può allertare l’utente nel momento in cui sia necessario annaffiare le piante; alla confezione di un farmaco che può automaticamente ricordare quando è il momento di assumere una medicina; a scarpe da ginnastica che possono elaborare un resoconto dell’attività sportiva giornaliera indicando velocità medie, lunghezza dei percorsi ed itinerari seguiti…

La stessa tecnologia alla base del funzionamento degli assistenti digitali come Google Now, Apple Siri o Microsoft Cortana può essere sfruttata per migliorare ed affinare il comportamento degli oggetti intelligenti.

HP: c’è un problema di fondo, sinora tralasciato: la sicurezza

Il settore dell'”Internet delle Cose” è estremamente stimolante e contribuirà a trascinare la crescita IT nei prossimi anni. Questo è pacifico.
Secondo HP c’è però un importantissimo aspetto che viene spesso trascurato: la sicurezza.
Gli esperti di HP, pubblicando i risultati dell’indagine “Fortify on Demand” hanno spiegato di aver valutato 10 sistemi di sicurezza per la casa IoT, con i relativi componenti applicativi mobile e cloud scoprendo che il 100% dei sistemi presenta livelli di sicurezza inadeguati, non all’altezza della situazione.

La diffusione dei dispositivi di controllo remoto costantemente connessi e accessibili continuerà ad aumentare, anche nel nostro Paese, grazie alla convenienza e all’utilità di queste soluzioni. I risultati del nostro studio, relativi all’assenza di funzionalità fondamentali di sicurezza, dimostrano l’importanza dell’educazione degli utenti rispetto all’uso sicuro delle soluzioni IoT. Si evidenzia inoltre la necessità per le aziende produttrici di affrontare adeguatamente e risolvere alla radice i problemi intrinseci di sicurezza dei propri prodotti evitando così di esporre inconsapevolmente i clienti a seri pericoli“, ha fatto presente Pierpaolo Alì, Sales Director South Europe, HP Enterprise Security Product.

Le conclusioni dello studio HP sulle soluzioni IoT

Secondo i dati di HP, 6 dispositivi IoT su 10 offrono un’interfaccia di amministrazione vulnerabile ad una vasta schiera di attacchi; l’80% dei device analizzati mancano di richiedere, in fase di login, password sufficientemente lunghe e complesse; il 90% raccoglie almeno un’informazione personale che può essere utilizzata per identificare l’utente; il 70% veicola i dati senza usare algoritmi crittografici.

Dal momento che entro il 2020 potrebbero essere complessivamente in circolazione circa 26 milioni di dispositivi IoT (dati Gartner), HP esorta i produttori affinché si attivino tempestivamente per risolvere tutte le lacune di sicurezza. Allo stesso tempo, gli utenti “della prima ora” vengono invitati a prendere coscienza dei possibili rischi.

Per maggiori informazioni sull’Internet delle Cose, vi suggeriamo di fare riferimento a questi nostri articoli.

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