Microsoft aggiunge il supporto Secure Boot a Windows 7 appena prima dell'abbandono

L'implementazione è ben lungi dall'essere perfetta ma appena prima del ritiro definitivo, allo scadere del programma ESU, Microsoft arricchisce Windows 7 con il supporto Secure Boot.

Il programma Extended Security Updates (ESU) a pagamento per Windows 7 si conclude il 10 gennaio 2023 con il rilascio delle ultime patch nella storia del fortunato sistema operativo.
Sebbene Windows 7 non sia più supportato, sono ancora tante le realtà che ancora oggi ne fanno uso. Tanto che 0patch ha deciso di rendere disponibili aggiornamenti di sicurezza per Windows 7 fino al 2025.

In queste ore è però balzato agli occhi un aspetto davvero curioso: Microsoft ha “segretamente” aggiunto il supporto per Secure Boot a Windows 7 appena poco prima di abbandonare definitivamente la piattaforma.

Windows 7, lo ricordiamo, non ha mai supportato Secure Boot, una funzione che si occupa di proteggere l’avvio del sistema impedendo il caricamento di tutti quei componenti software che non dispongono di una firma digitale approvata da Microsoft.
Inizialmente Secure Boot, parte integrante delle specifiche dei BIOS UEFI, ha causato non pochi grattacapi a chi esegue Linux. Con il tempo Microsoft ha iniziato a firmare gli shim Linux ovvero i bootloader di primo grado utilizzati per l’avvio di molte distribuzioni e programmi di terze parti come Rufus sono diventati compatibili con Secure Boot più di recente.

Con una mossa da molti definita bizzarra, Microsoft ha rilasciato la patch KB5017361 (settembre 2022) che di fatto introduce Secure Boot in Windows 7. Se ne parla soltanto oggi perché i tecnici dell’azienda di Redmond non hanno pubblicamente fatto riferimento a questa novità.

L’implementazione sembra tuttavia “parziale” perché utilizzando alcuni driver grafici più vecchi Windows 7 non si avvia e la procedura di boot si blocca prematuramente.

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