Neuralink: come funziona l'interfaccia che connette macchina e cervello umano

Elon Musk presenta un prototipo del chip Link che permetterà di collegare cervello umano e computer, con la possibilità di prevenire patologie cardiache, ictus e offrire un valido aiuto ai malati.
Neuralink: come funziona l'interfaccia che connette macchina e cervello umano

Neuralink è certamente uno dei progetti più ambiziosi presentati dalle società di Elon Musk. Come avevamo anticipato a luglio (Musk: quasi pronti con un veicolo completamente a guida autonoma e Neuralink), l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense ha presentato il primo prototipo di un’innovativa interfaccia progettata per interconnettere computer e cervello umano.

Il primo obiettivo, come più volte evidenziato, è quello di offrire un aiuto concreto ai pazienti che hanno subìto gravi lesioni cerebrali. Si parla esplicitamente di una soluzione utile per trattare i malati di Alzheimer, Parkinson e le conseguenze di lesioni al midollo spinale.

Annunciata tre anni fa, Neuralink è una società di neurotecnologie dedicata alla progettazione di sistemi in grado di stabilire connessioni tra il cervello umano e i dispositivi tecnologici attraverso l’utilizzo di un’interfaccia cervello-macchina basata sull’impiego di elettrodi. Può sembrare fantascienza ma in realtà non si tratta di un concetto completamente nuovo.

Si pensi ad esempio a Neil Harbisson, cittadino britannico nato a Londra e cresciuto a Barcellona, è stato il primo umano a essere legalmente riconosciuto come cyborg.
Egli infatti si fece installare un impianto permanente che, collegato al cervello, permette di percepire molteplici elementi che normalmente si sottraggono alla percezione umana.
Alcune informazioni, rilevate dall’impianto, risultano impercettibili per gli esseri umani e altri, nello specifico i colori, sfuggivano alla percezione di Harbisson a causa di una disfunzione che limitava la sua percezione dei colori a una semplice scala di grigi.

Neuralink ha di fatto migliorato significativamente la soluzione usata da Harbisson riuscendo ad usare un insieme di elettrodi che non introducono alcun rischio.
Il primo prototipo appena svelato utilizza fino a 1.024 connessioni tra cervello e macchina con gli elettrodi che vengono installati a livello dello strato corticale del cervello. Secondo gli esperti di Neuralink vi sarebbero tuttavia ampi margini per spingersi più in profondità nella materia grigia e avere così modo di monitorare le funzioni cerebrali più profonde, raggiungendo ad esempio l’ipotalamo.

Gli elettrodi sono collegati al chip Link 0.9 di Neuralink: di dimensioni pari a 23 x 8 mm viene inserito nel cranio del paziente e si occupa di raccogliere i segnali provenienti dagli elettrodi.
Nella prima versione il chip Link 0.9 si occupa di misurare la temperatura, la pressione e i movimenti fornendo avvertimenti precoci in caso di imminenti attacchi cardiaci o ictus.

Durante la presentazione Musk ha presentato tre maiali sui quali sono stati svolti i test: Joyce, che non ha avuto contatti con Neuralink; Dorothy sulla quale l’impianto è stato dapprima installato e poi rimosso, per dimostrare che Link non è un apparecchio permanente ma può essere eventualmente eliminato in qualunque momento; Gertrude che utilizzava ancora il sistema.
Il Link di Gertrude monitorava i segnali connessi con l’olfatto dell’animale: ogni volta che veniva percepito qualcosa di gustoso, il chip Neuralink rilevava e registrava automaticamente quei segnali.

Finora non sono stati eseguiti esperimenti sull’uomo ma gli ingegneri di Neuralink sperano di iniziare già nel corso dei prossimi mesi.

Il collegamento progettato da Neuralink trasmette i dati in modalità wireless fino a una distanza di 10 metri. Inoltre, secondo quanto riferito, grazie a un sistema di ricarica induttiva, la batteria potrà funzionare per un giorno intero ripristinando l’autonomia durante il riposo notturno del paziente.

Musk ha detto che l’intero processo di installazione richiede poco meno di un’ora per essere completato: “è come un Fitbit che agisce nel cranio“, ha aggiunto.

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