Oracle semplifica lo sviluppo e la gestione di progetti MongoDB con le API Autonomous JSON Database

Cosa sono, come funzionano e a che servono le nuove API Autonomous JSON Database già utilizzabili sulla piattaforma cloud di Oracle.

MongoDB non ha bisogno di presentazioni: si tratta di un DBMS non relazionale orientato ai documenti. Permette di gestire database di tipo “NoSQL” perché mette da parte le classiche tabelle utilizzate nell’approccio relazionale per usare documenti con schema dinamico in stile JSON.

Saldamente al quinto posto assoluto per utilizzo e al primo come database NoSQL, MongoDB è utilizzato in migliaia di progetti così come in molteplici implementazioni sviluppate in seno alle aziende più note.

A dimostrazione di quanto lo sviluppo software stia cambiando ed evolvendo anno dopo anno Oracle ha appena presentato le nuove API per creare e gestire Autonomous JSON Database.

Con le nuove API gli sviluppatori che si servono delle soluzioni cloud di Oracle possono usare gli strumenti open source e i driver MongoDB per gestire Autonomous JSON Database sia usando tradizionali interrogazioni SQL sia servendosi dell’interfaccia offerta da MongoDB per interagire con i documenti JSON. In questo modo gli sviluppatori possono usare le stesse API per accedere ai medesimi documenti evitando di dover usare database separati per le varie esigenze.

Con alcuni esempi mostrati in questi giorni alla stampa, Oracle ha dimostrato come i carichi di lavoro MongoDB possano essere elaborati facendo leva sulla Oracle Cloud Infrastructure (OCI) in modo semplice, veloce ed efficace.
Spesso, infatti, le applicazioni preesistenti richiedono poche modifiche o addirittura nessun intervento aggiuntivo per essere eseguite sull’infrastruttura cloud di Oracle: basta limitarsi a modificare la stringa di connessione.

Autonomous JSON Database è stato progettato per mettere al centro lo sviluppo basato sull’utilizzo di documenti JSON e facilitare il deployment dei propri progetti sul cloud a costi davvero contenuti.

Oracle evidenzia inoltre che proprio grazie alle nuove API gli sviluppatori non debbano più lavorare “a compartimenti stagni”: si possono utilizzare query analitiche e funzioni di reporting, operazioni di join tra differenti insiemi di documenti JSON o tra documenti JSON e altri dati di tipo relazionale, esporre dati relazioni e i risultati delle query analitiche come collection MongoDB, eseguire algoritmi di machine learning o analisi spaziali su dati JSON, eseguire transazioni ACID senza limiti nella durata e nel volume di dati. C’è poi la possibilità, grazie a Database Vault di fare in modo che gli amministratori possano accedere ai dati degli utenti.

Roger Ford, Principal Product Manager, offre nel dettaglio la procedura che è possibile seguire per usare le nuove API Autonomous JSON Database.

Durante la dimostrazione pratica riservata alla stampa i responsabili di Oracle hanno dimostrato come sia possibile configurare in pochi istanti una piattaforma di ecommerce basata proprio su MongoDB utilizzando l’infrastruttura cloud OCI.
Per il test è stata utilizzata ProShop eCommerce Platform, progetto open source pubblicato su GitHub.

La soluzione presentata da Oracle cambia letteralmente “le regole del gioco” perché semplifica le modalità con cui gli sviluppatori possono interagire con i progetti MongoDB.
Oracle Autonomous JSON Database si propone infatti come un’alternativa a MongoDB Atlas superandone tutte le principali limitazioni. La tabella che riportiamo di seguito (fonte: Oracle) è eloquente.

Chiunque volesse provare i vantaggi delle nuove API Autonomous JSON Database può registrare un account gratuito sulla piattaforma cloud di Oracle. Il consiglio è visitare la pagina Oracle Cloud Free Tier e cliccare sul pulsante Start for free.

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