Rete rigida: cos'è e perché le prestazioni della connessione sono inferiori

Che cos'è la rete rigida di Telecom Italia e perché non permette di raggiungere prestazioni soddisfacenti con connessioni fibra.
Rete rigida: cos'è e perché le prestazioni della connessione sono inferiori

La rete di Telecom Italia è formata da circa 10.000 centrali terminali dislocate lungo l’intero territorio nazionale. Da ciascuna centrale si dipartono i cavi della rete di accesso (o “di distribuzione”), in rame o in fibra ottica. Quest’ultima viene portata fino agli armadi stradali (FTTC, Fiber-to-the-Cabinet) o al modem router dell’abbonato (FTTH, Fiber-to-the-Home).

Cos’è la rete rigida: due parole sulla topologia della rete Telecom

La rete di distribuzione può essere elastica o rigida: quest’ultima viene normalmente impiegata per servire le utenze poste nelle vicinanze della sede della centrale e differisce dalla rete elastica per l’assenza di terminazioni intermedie tra il permutatore e il distributore.

Il permutatore è una struttura sulla quale viene effettuata la terminazione dei cavi ed è posto tra la rete in cavo e l’autocommutatore o gli apparati dei sistemi di trasmissione della centrale: è in corrispondenza del permutatore che inizia la rete primaria (ha una lunghezza media di 1,1 chilometri; nelle aree metropolitane è pari a circa 900 metri).
La posa della rete primaria è prevalentemente sotterranea e le coppie sono di solito tra 400 e 2.400 (ogni coppia serve una singola utenza a valle).


Nel caso della rete elastica, si ha anche una rete secondaria, lunga mediamente 400 metri (nelle aree cittadine circa 300 metri) che è contraddistinta da una potenzialità medio-bassa (ospita tra 10 e 400 coppie) e ha una tipologia di posa sia sotterranea che aerea (molto comune nelle zone periferiche e nelle aree rurali del Paese).
La rete secondaria collega l’armadio stradale o cabinet (in Italia sono circa 140.000), quello di cui tanto si parla nel caso della connettività FTTC (vedere Mappa centrali Telecom e armadi stradali), con il distributore vero e proprio ubicato il più vicino possibile all’utenza finale da raggiungere.

Nell’attesa di raggiungere l’abbonato in modalità FTTH (quindi portando il cavo fibra fino al suo modem router), lo schema FTTC va oggi per la maggiore perché consente all’utente di godere di una connessione a banda ultralarga facendo un bel balzo in avanti rispetto alle tradizionali ADSL e all’operatore di contenere i costi portando il cavo in fibra ottica solo fino all’armadio stradale.

Fastweb ha recentemente parlato di uno schema avente come obiettivo quello di portare il cavo fibra ben oltre l’armadio, più vicino all’abbonato quindi in corrispondenza del distributore. Ecco perché si parla di FTTdp ossia di Fiber-to-the-distribution-point): Fibra ottica, come diventerà più veloce con G.fast su FTTC.
Il raccordo, ossia il tratto che collega il distributore con il modem router dell’utente finale, resta in rame anche nello schema FTTdp.

Open Fiber sta lavorando sulla realizzazione della prima rete alternativa a quella di Telecom Italia, più “agile” perché composta da appena 1.000 POP (La rete a banda ultralarga di Infratel sarà formata da 1.000 POP): in questo caso, la tipologia di connessione in fibra proposta è sempre di tipo FTTH (la fibra ottica collega le centrali fino agli stabili commerciali, condomini e unità immobiliari) con l’eccezione di alcune unità immobiliari site nelle cosiddette aree a fallimento di mercato (in alcuni casi la connettività sarà fornita ricorrendo al cosiddetto fixed wireless access ovvero con una connessione wireless dall’utenza fino al punto di distribuzione).

Va detto che, stando alle disposizioni della normativa vigente, recentemente approvata, si può parlare commercialmente di offerte in fibra ottica solo se l’operatore garantisce collegamento diretto tra la centrale e il modem router dell’abbonato: Copertura fibra, tra bollini e corretto utilizzo del termine.

Perché su rete rigida la connessione è più lenta?

Stando ai dati pubblicati da AGCOM, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e liberamente consultabili ricorrendo al servizio BBMap (Velocità connessione ottenibile in qualunque zona d’Italia: lo rivela BBMap), il 2,5% dei numeri civici a livello nazionale sarebbe attestato su rete rigida, spesso anche nelle città più popolose.

Nella rete rigida, come abbiamo visto, manca l’armadio stradale e l’utenza finale è connessa direttamente alla centrale (non si parla quindi neppure di rete secondaria).
Con una rete rigida la distanza dalla centrale aumenta (prima abbiamo “dato qualche numero”…) quindi le prestazioni in downstream e in upstream possono essere notevolmente inferiori rispetto alle configurazioni su rete elastica.

Nel caso dei collegamenti su rete rigida, inoltre, i cavi in rame sono generalmente molto vecchi, con il risultato che non soltanto l’attenuazione della linea tende ad aumentare ma il rapporto segnale/rumore (SNR) decresce in maniera significativa riducendo così la portante “agganciabile” dal modem router (vedere Mappa centrali Telecom e armadi stradali).

Come abbiamo spiegato nell’articolo Copertura fibra ottica e distanza dal cabinet stradale con un’app) nel caso di ADSL Fibrapp mostra un’indicazione della velocità di trasferimento dati ottenibile i profili a 6 dB, 11 dB e 12 dB; nel caso della fibra FTTC con un tradizionale modem router 17a e con uno 35b (Enhanced VDSL2) capace di supportare la connessione a 200 Mbps (il cabinet stradale deve essere aggiornato ai 200 Mbps; si parla di ONU di terza generazione).

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti