La nuova delibera AGCOM 123/25/CONS, pubblicata in questi giorni dopo la seduta del 13 maggio scorso, sancisce un passo decisivo verso la transizione alla rete NGA in Italia, nell’ambito del piano di dismissione dell’infrastruttura in rame. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha infatti reso pubblico l’elenco delle 2.500 centrali TIM che saranno dismesse nell’ambito del programma nazionale di decommissioning.
Cos’è il decommissioning delle centrali TIM
Una centrale telefonica è un’infrastruttura fisica – un edificio dotato di apparati di commutazione e permutatori – che gestisce la terminazione e l’instradamento delle linee telefoniche, siano esse analogiche o digitali. In Italia ne esistevano oltre 10.000, ma solo una parte di esse era realmente necessaria nell’era della fibra ottica. Le dorsali in fibra permettono infatti di concentrare il traffico dati in nodi più efficienti e performanti, eliminando la necessità di infrastrutture intermedie ridondanti.
L’obiettivo del decommissioning è quello di razionalizzare la rete, dismettendo circa 6.700 centrali BYPASS, obsolete, poco manutenute, sottoutilizzate o collocate in aree a bassa densità di utenza, e mantenendo operative le 3.800 centrali COLT (Central Office Long Term), che verranno potenziate e trasformate nei nuovi hub strategici della rete.
Immagine tratta dal “Notiziario Tecnico TIM” 2/2023
Dal punto di vista tecnico, la riconfigurazione della rete non comporta una semplice disconnessione fisica degli apparati di centrale. È un intervento di portata ingegneristica che implica:
- Progettazione di nuovi tracciati in fibra.
- Riconfigurazione dei permutatori e dei backbone di rete.
- Test di continuità e qualità del servizio su infrastrutture aggiornate.
- Interventi presso gli armadi stradali per riallineare il percorso fisico dei collegamenti.
Dismissione centrali TIM: iniziata nel 2019, comincia oggi a prendere forma
L’operazione di decommissioning, avviata formalmente nel 2019 con la delibera AGCOM 348/19/CONS, è parte di una strategia di modernizzazione tecnologica e di ottimizzazione infrastrutturale. A maggio 2024 abbiamo dato notizia dell’abbandono della rete in rame da parte di TIM e dei motivi di questa scelta.
Nel frattempo, però, sono successe diverse cose. Il 1° luglio 2024 è stata formalizzata la cessione a KKR del ramo di azienda di TIM relativo alla rete fissa, con contestuale trasferimento della quota di maggioranza in FiberCop alla società NetCo, controllata appunto dal fondo statunitense KKR. L’evento ha sancito una separazione strutturale tra TIM, operatore di servizi retail, e FiberCop, attore attivo nel mercato wholesale.
La Commissione europea ha approvato l’operazione, riconoscendo l’esistenza di due soggetti distinti lungo la filiera verticale dei servizi di accesso alla rete fissa. Così, è adesso compito di FiberCop procedere con la dismissione delle ex centrali TIM in rame.
2.055 ex centrali TIM interessate dal decommissioning
L’allegato A alla delibera AGCOM 123/25/CONS mette nero su bianco la lista delle ex centrali TIM interessate dalla dismissione entro 6 o 12 mesi.
L’avvio del processo di dismissione delle centrali in rame è subordinato al rispetto di due condizioni fondamentali:
- Copertura totale con reti NGA (FTTC, FTTH o FWA) per tutte le linee attestate alla centrale. A tal proposito suggeriamo di approfondire le differenze tra connessioni FTTx.
- Tasso di migrazione superiore al 60% della clientela (TIM e operatori alternativi) verso servizi a banda ultralarga.
AGCOM ha condotto verifiche presso FiberCop il 28 febbraio e il 12 marzo 2025, esaminando i dati aggiornati al 31 gennaio 2025. I risultati hanno confermato il rispetto di tali requisiti per 2.055 centrali su un totale di 2.107 analizzate.
Schema riattestazione centrali BYPASS ex TIM (fonte “Notiziario Tecnico TIM” 2/2023)
Tempistiche e impatti sul mercato
Il processo tecnico di switch-off delle centrali può iniziare solo dopo:
- 6 mesi per le centrali in cui sono forniti solo servizi bitstream;
- 12 mesi per le centrali che ospitano servizi ULL, che hanno richiesto maggiori investimenti infrastrutturali.
Successivamente, la migrazione tecnica deve concludersi entro 12 mesi.
Nel caso dei servizi bitstream, gli operatori usano la rete TIM senza installare propri apparati. Nelle centrali ULL (Unbundling Local Loop) gli operatori hanno investito installando le proprie apparecchiature direttamente nella centrale TIM.
Transizione verso FTTC, FTTH e FWA
Nel processo di migrazione delle utenze “tutto rame” attestate su una centrale in fase di dismissione, la gran parte degli utenti sarà spostata su architetture Fiber to the Cabinet (FTTC) o Fiber to the Home (FTTH), ove disponibile. In aree marginali, dove la realizzazione di una rete cablata risulta meno sostenibile, è prevista l’adozione di tecnologie Fixed Wireless Access (FWA).
FiberCop è tenuta a garantire che l’accesso FWA rispetti le caratteristiche tecniche definite nella delibera n. 111/21/CIR, assicurando anche la disponibilità del servizio agli operatori alternativi tramite meccanismi di colocazione.
AGCOM ha inoltre stabilito che non potranno essere applicati contributi di disattivazione o attivazione per i servizi migrati da rame a NGA, e che il canone mensile dovrà corrispondere al valore più basso tra quello precedente e quello della nuova offerta NGA.
Chi ancora resta con ADSL o addirittura non usa un servizio Internet sarà contattato dall’operatore (TIM o altri) per essere trasferito su una rete a banda ultralarga, come FTTC, FTTH o in alcuni casi FWA. Il servizio voce sarà quindi erogato tramite tecnologia VoIP (Voice over IP), ovvero attraverso la rete dati; non sarà più possibile mantenere la fonia tradizionale (POTS) su doppino in rame, perché la rete fisica che la supporta verrà disattivata.
Attenzione quindi alle truffe (chiamate in cui si parla di obbligo di passaggio a tecnologia digitale) ma tenete ben presenti le regole fissate da AGCOM per le centrali TIM incluse nell’elenco.
Un piano guidato dalla concorrenza e dall’efficienza
La dismissione delle centrali TIM in rame mira a preservare la concorrenza nel mercato dell’accesso; garantire la continuità di servizio agli utenti finali; promuovere l’efficienza nell’uso delle infrastrutture.
Il decommissioning coordinato, supportato da un tavolo tecnico tra operatori e approvato con consultazioni pubbliche, rappresenta un modello di governance del cambiamento infrastrutturale che bilancia interessi industriali, regolamentari e di tutela dei consumatori.
Resta il problema di fondo: a ben guardare non è una migrazione al full-fiber in quanto (ad esempio nel caso di connessioni FTTC) l’ultimo tratto del collegamento di rete resta in rame, sul vecchio doppino telefonico. Il problema resta spesso il cosiddetto ultimo miglio, parte finale della rete secondaria, che collega l’armadio (cabinet) al punto di terminazione di rete (NTP) presso l’abitazione o l’ufficio del cliente.
Con il Piano Italia a 1 Giga, portato avanti da FiberCop e Open Fiber, l’obiettivo è la copertura con cavo fibra di quasi 7 milioni di unità immobiliari in 15 aree geografiche d’Italia, assicurando poi l’accesso wholesale agli operatori di mercato.