ChatGPT, dati sul dark web: OpenAI incolpa gli utenti

La famosa azienda creatrice di ChatGPT ha attribuito le responsabilità agli utenti per il furto delle credenziali dei loro account.

Da diversi giorni non si parla altro che di quello che è accaduto agli utenti con un account ChatGPT. Sarebbe stato scoperto che le credenziali di almeno 100.000 persone sarebbero finite in pasto al dark web.

Queste sarebbero state poi messe in vendita, dando vita ad una sorta di asta. Tutto ciò significa che chiunque potrebbe appropriarsi dei dati, delle richieste fatte al chatbot e di ogni segreto personale. Non si è fatta attendere la risposta da parte di OpenAI, azienda che ha creato proprio ChatGPT: l’organizzazione statunitense non ha voluto assumersi alcuna responsabilità, scaricandola al contrario sugli utenti.

OpenAI: le credenziali ChatGPT sono finite sul dark web per la superficialità degli utenti

Durante le ultime ore OpenAI si sarebbe espressa in merito a quanto accaduto, puntando il dito contro gli utenti che utilizzano ChatGPT. L’azienda ritiene infatti che la colpa sia solo loro e delle pratiche, tutt’altro che perfette dal punto di vista della sicurezza, attuate sul web.

OpenAI sostiene infatti che tra queste ci sia anche l’istallazione incauta di alcuni applicativi estremamente pericolosi, spesso contenenti malware. È infatti questo il caso di contenuti come RedLine, Vidar e Raccoon, app mediante le quali sarebbe avvenuto il furto dei dati degli account ChatGPT.

Le indagini sono comunque partite, prendendo in esame tutti gli account che risulterebbero esposti a tale rischio.

Sembra al contempo chiara una cosa: OpenAI non vuole alcuna responsabilità riguardo a ciò che è accaduto. La società ha confermato anche di aver utilizzato qualsiasi misura di sicurezza utile al fine di salvaguardare i dati degli utenti.

Come recita il comunicato pubblicato sul web, l’azienda impiega le pratiche migliori dell’industria per l’autenticazione e anche per l’autorizzazione degli utenti su tutti i servizi che includono ChatGPT.

Al momento l’unica soluzione da adottare è quella di cambiare password, sperando possa servire a qualcosa.

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