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ChatGPT si evolve con la modalità Study Together, un’innovazione firmata OpenAI che punta a ridefinire l’uso dell’Intelligenza Artificiale nell’istruzione. Non più un semplice strumento per risposte rapide, ma un vero e proprio tutor virtuale progettato per stimolare il pensiero critico e l’apprendimento collaborativo.
Con Study Together, il chatbot non si limita a fornire informazioni preconfezionate, ma guida gli utenti attraverso domande stimolanti e interazioni più dinamiche, simili a quelle che si potrebbero avere con un insegnante umano. Questo approccio ricorda iniziative simili come LearnLM di Google, che punta a promuovere un apprendimento partecipativo e attivo.
Un aspetto particolarmente interessante di questa modalità è la possibilità, ancora non confermata ufficialmente, di creare spazi virtuali collaborativi. In questi ambienti, più studenti potrebbero interagire simultaneamente con l’assistente AI, rendendo l’esperienza educativa più immersiva.
Study Together: quando l’AI diventa uno strumento per studiare
Nonostante l’entusiasmo per queste innovazioni, il settore dell’istruzione guarda a Study Together con una certa cautela. Da un lato, la personalizzazione dell’apprendimento che l’AI può offrire è una prospettiva affascinante; dall’altro, ci sono timori legati a possibili comportamenti scorretti, come il plagio, o al rischio di ridurre l’autonomia intellettuale degli studenti. OpenAI sembra consapevole di queste preoccupazioni e sembra impegnata a sviluppare la funzionalità in modo che supporti, piuttosto che sostituisca, il pensiero critico degli utenti.
Al momento, ci sono ancora molte incognite. Non è chiaro se Study Together sarà disponibile per tutti gli utenti o riservata agli abbonati a ChatGPT Plus. Inoltre, OpenAI non ha ancora annunciato una data ufficiale per il lancio. Tuttavia, il contesto generale è favorevole: il mercato dell’educazione tramite AI è in rapida espansione e, secondo Allied Market Research, potrebbe raggiungere un valore di 88,2 miliardi di dollari entro il 2032.
Nonostante ciò, l’adozione di queste tecnologie procede a rilento, ostacolata dalle resistenze di molti educatori e dalle preoccupazioni etiche legate alla gestione dei dati degli studenti.