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Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo in profondità la didattica universitaria negli Stati Uniti (e non solo), portando a una vera e propria rivoluzione silenziosa all’interno delle aule.
Il recente Education Report di Anthropic analizza questa trasformazione, mettendo in luce le nuove strategie adottate dai docenti e le crescenti deleghe digitali che stanno cambiando il volto dell’educazione accademica.
Basato su oltre 74.000 conversazioni tra professori e il chatbot Claude, lo studio di Anthropic fotografa una realtà in rapida evoluzione: i docenti non si limitano più a utilizzare l’AI come semplice supporto, ma la integrano attivamente in molteplici aspetti del loro lavoro. Il dato più rilevante riguarda la progettazione dei curriculum: ben il 57% degli usi dell’AI nelle università americane si concentra proprio sulla creazione e ottimizzazione dei piani di studio, a dimostrazione di come la tecnologia sia ormai un alleato fondamentale per rispondere alle esigenze di una didattica sempre più personalizzata e dinamica.
Non meno significativa è la percentuale di docenti – il 13% – che impiega l’AI per supportare la ricerca accademica, mentre un dato che fa discutere riguarda il 7% di insegnanti che delegano la valutazione studenti alle piattaforme AI. Quasi la metà di questi (48,9%) automatizza completamente il processo valutativo, sollevando questioni etiche che la stessa Anthropic non esita a evidenziare. Nel report, un docente della Northeastern University sottolinea: “Gli studenti pagano per il mio tempo, non per quello dell’AI. È mio dovere garantire un lavoro accurato, anche se posso farmi assistere dall’Intelligenza Artificiale”.
Insegnanti e AI: un binomio sempre più vincente
Nonostante le perplessità, la tendenza a delegare all’AI compiti amministrativi e ripetitivi appare ormai consolidata. Grazie a Claude, i professori possono gestire registri, pianificare attività accademiche, redigere lettere di raccomandazione e produrre materiali didattici interattivi sfruttando la funzione Artifacts. Questa innovazione permette anche a chi non possiede competenze di programmazione di sviluppare applicazioni educative su misura, abbattendo le barriere tecnologiche e aprendo nuove possibilità di sperimentazione nella didattica universitaria.
Lo studio di Anthropic mette in luce anche pratiche didattiche emergenti, come le simulazioni legali per esercitazioni pratiche, la creazione di contenuti per la formazione professionale e la progettazione di percorsi di apprendimento personalizzati. In tutti questi casi, l’AI si configura come uno strumento in grado di ampliare le opportunità di apprendimento e di offrire esperienze formative più coinvolgenti e su misura. Tuttavia, quando si tratta di attività che richiedono pensiero critico e valutazione soggettiva, i docenti preferiscono adottare un approccio collaborativo, utilizzando l’AI come “collega di pensiero” e non come semplice sostituto, a conferma di un rapporto ancora in evoluzione tra uomo e macchina.