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Il sistema italiano anti-pirateria Piracy Shield è oggetto di dibattito anche in Europa. Progettato per bloccare contenuti illegali in appena 30 minuti, questo sistema ha sollevato preoccupazioni in merito a possibili violazioni del Digital Services Act (DSA) e delle libertà fondamentali. La Commissione Europea ha formalmente chiesto all’Italia di rivedere le sue procedure, in particolare per quanto riguarda la trasmissione di eventi sportivi in diretta. In una lettera al Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, il Direttore Generale per le Reti di Comunicazione della Commissione, Roberto Viola, ha evidenziato carenze significative negli articoli 8, 8-bis, 9-bis e 10 della norma italiana che, in teoria, dovrebbero proprio garantire la compatibilità del Piracy Shield con il DSA.
Cosa non va nel Piracy Shield
Il sistema Piracy Shield dovrebbe trovare un equilibrio tra la protezione dei diritti d’autore e la salvaguardia delle libertà fondamentali. La Computer & Communications Industry Association (associazione che a cui partecipano Amazon, Apple, Cloudflare, Google e Meta) ha espresso forti riserve, sottolineando che le misure adottate potrebbero entrare in conflitto con il Digital Services Act, minacciando libertà di espressione e di impresa.
Un aspetto particolarmente problematico è la gestione degli errori: chi subisce un blocco erroneo dell’indirizzo IP deve attendere fino a 10 giorni per una revisione da parte dell’AGCOM, mentre la rimozione del blocco può richiedere ulteriori 24 ore. La Commissione ha sollecitato l’introduzione di procedure più rapide e garanzie più solide per evitare fenomeni di overblocking.
Le autorità europee hanno richiesto maggiore trasparenza nelle procedure di blocco. Si suggerisce che gli operatori autorizzati forniscano documentazione tecnica dettagliata per giustificare ogni intervento, in linea con i principi fondamentali del Digital Services Act, che promuove chiarezza e proporzionalità.
Tuttavia, molti intermediari digitali sostengono che i blocchi dei siti siano facilmente aggirabili e non affrontino le cause profonde della pirateria online. Il Recital 27 del DSA sembra confermare questa posizione, specificando che la lotta ai contenuti illegali non dovrebbe focalizzarsi esclusivamente sulle responsabilità degli intermediari.
Il futuro del Piracy Shield
Il futuro del sistema Piracy Shield dipenderà dalla capacità del governo italiano di bilanciare l’efficacia delle misure anti-pirateria con il rispetto delle normative europee e delle libertà fondamentali.
La protezione dei contenuti digitali rimane una sfida complessa e in continua evoluzione. In questo contesto, la Commissione Europea insiste affinché le soluzioni adottate non solo rispettino i diritti d’autore, ma garantiscano anche la trasparenza e la proporzionalità nelle misure contro i blocchi contenuti illegali.