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Nel cuore della rivoluzione digitale, una realtà si muove a velocità vertiginosa, lasciando dietro di sé una scia di successi, interrogativi e una gestione interna che oscilla tra caos e metodo.
È la storia di OpenAI, la società che in pochi anni ha saputo imporsi come punto di riferimento mondiale nel settore dell’Intelligenza Artificiale, trascinata dal successo planetario di ChatGPT e da una crescita aziendale senza precedenti. Ma cosa si cela davvero dietro le quinte di questa impresa che sta cambiando il nostro rapporto con la tecnologia?
A raccontarlo è Calvin French Owen, ex ingegnere e imprenditore, che dopo un anno trascorso all’interno della compagnia guidata da Sam Altman ha deciso di condividere la sua esperienza, offrendo uno sguardo raro e privilegiato sulle dinamiche interne di un colosso in continua espansione. Il suo racconto si apre con una considerazione emblematica: “Tutto si rompe quando si scala così velocemente”.
E in effetti, la crescita esponenziale di OpenAI – che in dodici mesi ha visto il proprio organico triplicare, passando da 1.000 a 3.000 dipendenti – non è solo una questione di numeri, ma un vero e proprio stress test per ogni struttura organizzativa. La forza trainante di questa crescita aziendale è indubbiamente il successo di ChatGPT, il chatbot conversazionale che ha superato la soglia dei 500 milioni di utenti attivi, diventando in breve tempo un fenomeno globale. Tuttavia, come sottolinea French Owen, dietro l’efficienza apparente si cela una realtà molto più complessa, fatta di creatività frenetica e processi ancora tipici di una startup.
La cultura aziendale di OpenAI è infatti un mix di autonomia, innovazione e una buona dose di segretezza: i team lavorano in modo indipendente, spesso sperimentando e lanciando nuove idee con una rapidità che lascia poco spazio alla burocrazia.
Come funziona OpenAI: tra innovazione e segretezza
La comunicazione interna avviene prevalentemente tramite Slack, con un approccio che ricorda quello delle prime fasi di Facebook: “move-fast-and-break-things”.
Un modus operandi che si riflette anche nell’architettura tecnica dell’azienda, il cosiddetto back end monolitico, dove il codice è frutto del lavoro congiunto di ingegneri senior provenienti da realtà come Google e giovani dottorandi appena entrati nel mondo del lavoro. Questo ambiente, per quanto ricco di stimoli, genera inevitabilmente una certa dose di disordine e sovrapposizione di sforzi, soprattutto in assenza di processi di coordinamento centralizzati.
Emblematico, in tal senso, è il caso di Codex, l’assistente AI dedicato alla programmazione, sviluppato da un team ristretto in appena sette settimane. “Non ho mai visto un prodotto ottenere così tanto interesse semplicemente comparendo nella sidebar di ChatGPT”, racconta French Owen, evidenziando la capacità dell’azienda di trasformare intuizioni in prodotti di successo in tempi record. Tuttavia, questa autonomia comporta anche il rischio di duplicare il lavoro e disperdere energie preziose, un aspetto che la società sta cercando di bilanciare con una maggiore attenzione alla governance interna.
Un altro elemento chiave della cultura aziendale di OpenAI è la costante attenzione alle dinamiche esterne: la società monitora in tempo reale i social media, in particolare X, reagendo con prontezza alle tendenze e ai feedback della community. “Questa azienda funziona a colpi di twitter vibes”, ironizza l’ex ingegnere, sottolineando quanto la percezione pubblica sia ormai parte integrante della strategia di comunicazione e sviluppo.
Sul fronte della sicurezza, tema spesso al centro delle polemiche pubbliche, la realtà interna appare più pragmatica di quanto si possa pensare. Secondo French Owen, l’attenzione dei team è rivolta soprattutto ai rischi immediati e concreti, come hate speech, abusi, manipolazione politica, bio-armi e, soprattutto, la minaccia rappresentata dalla prompt injection. I rischi esistenziali, pur non essendo ignorati, sono affidati a gruppi di ricerca specializzati che lavorano su scenari di lungo termine, lasciando agli altri team il compito di gestire le emergenze quotidiane.