OpenAI ha annunciato ufficialmente l’apertura delle candidature per le applicazioni su ChatGPT, segnando un momento di svolta per la piattaforma che ora permette agli sviluppatori di sottoporre le proprie creazioni per la revisione e la pubblicazione.
È fondamentale chiarire subito che questa novità non va confusa con i tradizionali negozi digitali come l’App Store di Apple o il Play Store di Google, né con gli store alternativi per il download di software su smartphone.
Si tratta piuttosto di un ecosistema integrato dove le applicazioni funzionano come estensioni delle conversazioni, permettendo all’intelligenza artificiale di interagire con servizi esterni per portare nuovi contesti e azioni direttamente nella chat.
Come funziona l’app store di OpenAI
Il cuore di questa novità risiede in una nuova directory integrata direttamente nell’interfaccia di ChatGPT, accessibile dal menu degli strumenti o tramite un indirizzo web dedicato, dove gli utenti potranno scoprire e cercare le applicazioni pubblicate.
Il funzionamento è progettato per essere fluido e intuitivo poiché le app possono essere attivate durante le conversazioni menzionandole specificamente o selezionandole dagli strumenti disponibili.
OpenAI sta inoltre sperimentando meccanismi intelligenti per suggerire le app più utili direttamente nel flusso della chat, basandosi sul contesto della conversazione e sulle preferenze dell’utente.
Gli sviluppatori devono seguire rigide linee guida su sicurezza e privacy per vedere approvate le loro app, le quali inizieranno a essere distribuite gradualmente con l’inizio del nuovo anno.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, in questa fase iniziale le transazioni per beni fisici avverranno tramite link esterni ai siti degli sviluppatori, ma l’azienda sta esplorando nuove opzioni di monetizzazione per il futuro.
App su ChatGPT: cosa cambia
L’introduzione di queste applicazioni trasforma ChatGPT in un hub operativo capace di dialogare con strumenti esterni, evitando agli utenti il continuo passaggio da un’applicazione all’altra per completare le proprie attività.
Un esempio concreto di questo cambiamento è l’integrazione ufficiale di Apple Music, che permetterà agli utenti di utilizzare il linguaggio naturale per interagire con la propria libreria musicale o creare playlist basate sul contesto, come già avviene con Spotify.
Grazie al nuovo Apps SDK, le applicazioni possono completare flussi di lavoro reali come fare la spesa o cercare un appartamento senza mai lasciare la chat.
L’obiettivo finale è rendere queste app un’estensione naturale del pensiero dell’utente, aiutandolo a passare rapidamente dall’idea all’azione pratica mantenendo sempre il controllo sui propri dati.