Ecommerce a rischio se non si controlla periodicamente la salute del sito

SEMrush pubblica i risultati di un suo studio, elaborato previa scansione e successiva analisi di oltre 5 milioni di pagine web appartenenti a piattaforme di ecommerce di tutto il mondo. A commettere errori capaci di influire negativamente sul business sono anche le aziende più famose e di più grandi dimensioni.

I siti di ecommerce sono in questo periodo dell’anno particolarmente sollecitati e gli amministratori delle varie piattaforme online devono organizzarsi tecnicamente per tempo così da evitare problemi che possano manifestarsi in seguito al crescente traffico.
Un sito per il commercio elettronico può infatti trovarsi a gestire volumi di traffico ordini di grandezza più elevati rispetto a quanto accade mediamente negli altri periodi dell’anno: non effettuare una pianificazione anticipata significa trovarsi in difficoltà proprio nei momenti in cui l’azienda può aumentare significativamente i suoi ricavi.

Il fatto è che non conta solamente la struttura tecnica del sito (server utilizzati, risorse disponibili, possibilità di scalare verso l’alto o verso il basso quando necessario,…).
I tecnici di SEMrush spiegano che dopo aver analizzato oltre 5 milioni di pagine che compongono siti di ecommerce, è emerso che molti aspetti legati alla SEO (Search engine optimization), di carattere davvero basilare, sono ignorati anche dalle aziende di più grandi dimensioni.

Avere il miglior prodotto non è abbastanza: si possono perdere clienti a causa di minimi dettagli“, spiega Elena Terenteva di SEMrush. Utilizzando la piattaforma Site Audit di SEMrush si sono potuti accertare i problemi con cui i siti di ecommerce lottano quotidianamente.

Lo studio elaborato da SEMrush si è focalizzato su 1.300 negozi online verificando l’eventuale presenza di 80 problemi tecnici e mancate ottimizzazioni SEO: sono stati controllati problemi comuni, come quelli con l’implementazione del protocollo HTTPS, del tag hreflang che consente di informare il motore di ricerca circa l’esistenza di versioni localizzate della pagina, con la crawlability, con l’architettura del sito e altro ancora.

Durante i test è emerso che tantissimi siti di ecommerce presentano link interni “rotti”, non funzionanti, con attributi nofollow sui link interni, con troppi link on-page.
Molto diffusi, poi, gli errori nelle sitemap con l’indicazione di pagine orfane, di file con formati non validi, di risorse bloccate da robots.txt.

SEMrush consiglia di soppesare bene la struttura degli URL dei siti web di ecommerce: gli indirizzi devono avere una struttura che il crawler del motore di ricerca possa immediatamente comprendere. Niente URL troppo lunghi o troppo corti; utilizzo di trattini in luogo degli underscore.

Diffusissimi gli errori in termini di crawability: a tal proposito SEMrush cita l’utilizzo errato dei reindirizzamenti permanenti, il blocco dell’indicizzazione delle risorse, la restituzione di errori 4xx, l’utilizzo di reindirizzamenti temporanei.

L’utilizzo di tecnologie obsolete (compresa la mancata dichiarazione del doctype delle pagine HTML), l’erogazione di contenuti misti su pagine HTTPS, l’erronea gestione dei redirect dagli URL HTTP a quelli HTTPS, il mancato supporto di HSTS (HTTP Strict Transport Security) vero e proprio “must” per i siti di ecommerce, performance del sito non all’altezza della situazione, contenuti inadeguati (basso rapporto testo-HTML; testi corti; pagine duplicate), utilizzo di meta tag e tag title inadeguate, immagini inesistenti o prive del parametro alt sono altri aspetti fondamentali sui quali troppo spesso si lascia (colpevolmente) correre.

Lo studio elaborato da SEMrush, che può essere consultato sotto forma di efficace infografica a questo indirizzo, aiuterà i gestori che usano i propri siti di ecommerce come principali canali di vendita di beni e servizi a ripensare la struttura delle varie piattaforme così da migliorare la presenza sui motori di ricerca e avere maggiori probabilità di acquisire nuovi clienti.

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