La scena del file sharing internazionale si arricchisce di un nuovo capitolo, segnato da tensioni, visioni divergenti e una sfida che si gioca tutta sulla fiducia degli utenti e sulla centralità della privacy.
Dopo l’acquisizione di WeTransfer da parte di Bending Spoons nel 2024, il panorama dei servizi digitali dedicati allo scambio di file è stato scosso da una serie di decisioni che hanno lasciato il segno. In questo scenario si inserisce la mossa di Nalden, cofondatore di WeTransfer, che lancia Boomerang: una piattaforma nata come risposta diretta e critica alle scelte della nuova proprietà italiana.
Non sono parole leggere quelle con cui Nalden ha motivato la nascita della nuova piattaforma. L’accusa, netta e senza filtri, è che “Bending Spoons non si preoccupa davvero delle persone”. Un’affermazione che riflette un malcontento profondo, maturato dopo la drastica ristrutturazione di WeTransfer: fino al 75% dei dipendenti coinvolti nei licenziamenti, un taglio che ha ridisegnato l’identità stessa del servizio e alimentato preoccupazioni sia interne che tra gli utenti storici.
Dalle polemiche su WeTransfer alla nascita di Boomerang
Le scelte di Bending Spoons non si sono limitate a una riduzione del personale. Il cambiamento più controverso ha riguardato i nuovi termini di servizio, che hanno acceso i riflettori sulla gestione dei dati degli utenti. Voci insistenti hanno suggerito che i file caricati potessero essere utilizzati per addestrare modelli di Intelligenza Artificiale, una prospettiva che ha immediatamente generato diffidenza e un danno reputazionale difficilmente recuperabile. Sebbene l’azienda abbia smentito pubblicamente ogni utilizzo improprio dei dati, la percezione di trasparenza è stata irrimediabilmente incrinata.
In questo clima di incertezza, la reazione di Nalden è stata quella di difendere l’essenza di ciò che aveva reso WeTransfer un punto di riferimento per professionisti e creativi: semplicità, immediatezza e tutela della privacy. “Gli aggiornamenti stavano uccidendo il prodotto”, ha dichiarato, interpretando i timori di chi, per lavoro o passione, ha sempre affidato i propri file a una piattaforma percepita come sicura e affidabile.
Così nasce Boomerang, una piattaforma che si presenta come un ritorno alle origini del file sharing, ma con una consapevolezza in più. L’interfaccia minimalista elimina ogni distrazione, mentre la scelta di non richiedere alcun login obbligatorio si traduce in una concreta garanzia di anonimato e rispetto della privacy. L’offerta è strutturata su più livelli: un accesso gratuito con 1 GB di spazio e la possibilità di inviare file fino a 1 GB, un account base che offre 3 GB e una soluzione premium da 6,99 euro al mese, che estende la capacità a 500 GB totali, permette di inviare file fino a 5 GB e aggiunge la protezione tramite password. Una strategia che mira a ridurre al minimo le frizioni per l’utente, restituendo centralità alla semplicità e alla trasparenza.
Sul piano sociale, la questione dei licenziamenti rimane aperta e particolarmente sentita. La perdita di competenze tecniche, maturate negli anni all’interno di WeTransfer, ha generato malcontento e incertezza tra i dipendenti, mentre Bending Spoons difende la scelta come un passaggio obbligato per garantire la sostenibilità del business nel lungo periodo. Tuttavia, la frattura tra la nuova gestione e la community sembra ancora lontana dall’essere sanata.