Google cerca un punto di svolta con i suoi Chromebook in ambito aziendale. Per raggiungere l’obiettivo, l’azienda di Mountain View ha deciso di rilanciare in grande stile Cameyo, ora ufficialmente ribattezzato “Cameyo by Google”, per colmare definitivamente quello che per molti è stato il principale ostacolo alla diffusione di ChromeOS nel mondo enterprise: il cosiddetto app gap, ossia la dipendenza delle realtà business dalle applicazioni Windows legacy.
Cameyo: la virtualizzazione delle app che vuole liberare le aziende da Windows
Acquisita da Google nel 2024, Cameyo è una piattaforma di Virtual Application Delivery (VAD) che consente di eseguire applicazioni Windows direttamente nel browser, trasformandole in app accessibili e utilizzabili da qualsiasi dispositivo. L’approccio non richiede la virtualizzazione dell’intero desktop, ma solo dell’applicazione necessaria, riducendo così il consumo di risorse e migliorando l’esperienza d’uso.
Una volta Cameyo era un’applicazione che rendeva portabili le applicazioni Windows, poi ha cambiato pelle più volte per arrivare alla nuova incarnazione sotto l’ala di Google.
L’idea di Cameyo by Google non è un’esclusiva dell’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin: anche Microsoft sta investendo su Windows 365, ossia sulla possibilità di eseguire i suoi sistemi operativi avvalendosi di un’istanza in esecuzione sul cloud. La potenza computazionale che serve a sostenere il funzionamento del sistema non è in locale, bensì sul cloud.
Il nuovo Cameyo per le aziende sfrutta uno schema molto simile: le applicazioni Windows diventano disponibili su Chromebook in streaming, senza il bisogno di virtualizzare un intero sistema desktop.
L’offerta per le imprese: flessibilità e collaborazione nel cloud
Per anni, la necessità di accedere a specifiche applicazioni Windows è stata il principale motivo per cui molte organizzazioni non hanno voluto abbandonare l’ambiente Microsoft. Con Cameyo, Google intende superare questo vincolo, permettendo alle aziende di migrare verso una piattaforma cloud-first, più leggera, sicura e gestibile centralmente, senza sacrificare la compatibilità con i software esistenti.
Il rilancio di Cameyo rappresenta una strategia aggressiva di penetrazione nel mercato aziendale, dove Microsoft detiene ancora una posizione dominante. Google sa che per convincere le imprese non basta offrire hardware economico: serve un ecosistema in grado di garantire continuità operativa, sicurezza e compatibilità.
Architettura generale: VAD e containerizzazione
Come anticipato in precedenza, Cameyo non ricrea un desktop virtuale completo, ma permette di accedere “in streaming” solo alle applicazioni richieste. Il sistema si basa su:
- Server Cameyo (backend di pubblicazione): macchine Windows gestite nel cloud o in ambienti on-premises che ospitano le app.
- Broker di sessione e gateway HTTPS: componenti che gestiscono autenticazione, provisioning e streaming sicuro delle app ai client.
- Client lato ChromeOS (frontend): l’utente accede tramite browser Chrome o Progressive Web App (PWA), senza installare alcun agente o client nativo.
Ogni applicazione è eseguita in un container Windows isolato sul server Cameyo. Il container include i file binari dell’applicazione, le dipendenze di runtime, una copia virtualizzata del registro di sistema e del file system. L’app è poi “impacchettata” in un’istanza temporanea che può essere creata e distrutta rapidamente, consentendo scalabilità elastica e stateless computing.
Cameyo utilizza una tecnologia di HTML5 RemoteApp streaming che cattura in tempo reale il rendering grafico dell’applicazione Windows, lo converte in un flusso di immagini compresse e lo invia al browser, dove viene ricostruita l’interfaccia nativa tramite canvas WebGL. L’utente, dal punto di vista visivo, vede una finestra dell’app Windows all’interno del browser, ma l’esecuzione effettiva avviene sul server remoto.
I dati dell’utente non risiedono nel container di runtime, ma sono salvati in modo persistente su Google Drive o sullo storage aziendale. Le modifiche effettuate durante la sessione vengono sincronizzate automaticamente con lo storage cloud. In questo modo, ogni container rimane temporaneo e può essere rigenerato senza perdita di dati, aumentando la sicurezza e semplificando la manutenzione.
Cameyo potrà davvero essere una soluzione convincente?
Dal punto di vista tecnico, Cameyo funziona bene: è stabile, veloce e usa protocolli moderni compatibili con i firewall aziendali. La vera sfida consiste nell’integrazione aziendale: Cameyo può essere un ponte tecnologico, ma non elimina del tutto la dipendenza da Windows.
Vanno gestiti con particolare attenzione gli aspetti relativi alle licenze; assicurare la compatibilità con le periferiche locali (stampanti, scanner, driver speciali) che talvolta non funzionano bene via browser; garantire prestazioni di rete stabili e banda sufficiente, poiché l’interfaccia è trasmessa via streaming HTTPS. Per non parlare del fatto che molte realtà potrebbero non voler spostare sul cloud flussi di lavoro cruciali.
Molte imprese hanno investito pesantemente in Active Directory, Intune, Microsoft 365 e software gestionali integrati: migrare tutto o anche solo una parte verso ChromeOS richiede un cambio culturale e organizzativo notevole.