Potenza WiFi: qual è il significato di dBm

Come leggere il valore dBm per verificare la potenza del segnale WiFi e ottimizzare il posizionamento di router principale, ripetitori e nodi.
Potenza WiFi: qual è il significato di dBm

Quando vi spostate nei vari ambienti dell’ufficio o in casa, sia all’interno che all’esterno, tenendo in mano il vostro smartphone vi accorgerete che l’icona formata da vari archi sovrapposti si modificherà sulla base della potenza del segnale WiFi rilevata nel luogo in cui ci si trova. Se tutti gli “archetti” sono accesi significa che il segnale WiFi è stabile e potente; viceversa gli “archetti” si spegneranno via via che ci si allontanerà dal router, da un ripetitore o da un nodo nel caso di rete mesh.
La potenza del segnale WiFi viene misurata in dBm, abbreviazione di decibel milliwatt.

Per avere le idee più chiare provate a installare un’applicazione gratuita come FRITZ!App WLAN disponibile sia per Android che per iOS che abbiamo già presentato come uno dei migliori analizzatori WiFi disponibili.

Nella schermata principale (La mia rete WiFi) si può verificare l’andamento della potenza del segnale WiFi in dBm man mano che ci si sposta da un ambiente all’altro.
Toccando la scheda Collegamento o scorrendo da destra verso sinistra si può attivare l'”interruttore” in alto e verificare come si comportano tutte le reti WiFi vicine, anche quelle gestite da soggetti terzi.

La potenza del segnale è espressa utilizzando valori negativi, di solito tra -10 (segnale più forte) e -90 dBm (segnale più debole). L’utilizzo dei valori negativi è dovuto al fatto che il paragone è sempre un segnale con una potenza di 1 mW quindi i valori con cui si ha a che fare comunemente sono sempre inferiori a 1 mW.

I dBm misurano una potenza su scala logaritmica. Sono infatti definiti come PdBm = 10 * log10 |PmW|
Una potenza di 1 mW coincide quindi con 0 dBm perché, dalla formula precedente, 10 * log10 |1| = 0 dBm.
Invece, ad esempio, -10 dBm corrispondono già a una potenza di 0,1 mW: 10 * log10 |0,1| = -10 dBm
Infatti la formula 10(-10/10) restituisce appunto 0,1 dBm.

Data la natura logaritmica dei dBm, il divario tra -30 dBm e -60 dBm in proporzione non è più significativo, ad esempio, di quello tra -60 dBm e -65 dBm.

Parlando di connessioni WiFi, un valore di -30 dBm è quanto di migliore si possa ottenere. Fino a -60 dBm, comunque, il segnale wireless è da considerarsi assolutamente eccellente.
Ancora a -65 dBm il segnale WiFi è considerabile come molto buono e la connessione risulterà stabile e veloce. Fino a questo punto, osservando gli “archetti” dell’icona WiFi sullo smartphone, tutti saranno illuminati a conferma della bontà del collegamento.

Un valore pari a -70 dBm è considerata la soglia oltre la quale il segnale wireless comincia a degradare. A -80 dBm potrebbe rimanere solo “una tacca” e la connessione WiFi inizierà ad apparire instabile. Oltre questo valore, soprattutto nell’intorno dei -90 dBm, il collegamento dati risulterà assolutamente instabile e la connessione sarà impossibile.

Le interfacce di molti router e le varie app che operano come analizzatori WiFi usano l’appellativo RSSI (received signal strength indication) per riferirsi alla potenza del segnale rilevata nell’istante e nel luogo fisico in cui si sta effettuando la rilevazione.

Il valore della potenza del segnale WiFi in dBm è utilissimo soprattutto quando si andasse a installare un ripetitore oppure uno o più nodi in una rete mesh per estendere la copertura.
Posizionando il ripetitore o il nodo troppo distante dal router principale (oppure in presenza di ostacoli importanti) i dispositivi client vedranno un livello di segnale massimo (perché collegati a quel dispositivo, posto nelle immediate vicinanze) ma il dialogo con il router risulterà estremamente difficoltoso.

Si pensi a una rete mesh WiFi: se la connessione di backhauling non è effettuata via cavo Ethernet con il router principale e i nodi che si parlano cioè in modalità wireless, è fondamentale che RSSI sia inferiore a 70-75 dBm in valore assoluto. Diversamente i client collegati al nodo vedranno tutte le “tacche” sull’icona WiFi ma la connessione risulterà poco performante, instabile e assolutamente inaffidabile.

Il posizionamento del router e degli eventuali ripetitori/nodi rivestono quindi un ruolo essenziale per migliorare la potenza del segnale.

Alcuni router permettono di impostare anche il cosiddetto Assistente roaming per le frequenze dei 2,4 GHz, 5 GHz e 6 GHz (nel caso dei nuovi dispositivi WiFi 6E).
Spesso, di default, il valore indicato è pari a -70 dBm: ciò significa che qualunque dispositivo client non collegato con un RSSI pari ad almeno -70 dBm verrà scollegato in modo tale che possa riconnettersi a un nodo più vicino sfruttando una migliore potenza del segnale.

Se voleste programmare la disconnessione a una soglia più alta assicurandovi che ogni dispositivo possa avere almeno tre “tacche” sull’icona WiFi si può aumentare il valore dBm di qualche punto, ad esempio a -67 dBm. In questo modo il client sarà forzato a usare un nodo più performante, cosa utilissima appunto nelle configurazioni mesh.

Nell’app FRITZ!App WLAN toccando Misurare rete WiFi si ha la possibilità di verificare in tempo reale le prestazioni della rete wireless al variare del valore RSSI (indicato e aggiornato in alto a sinistra) a seconda della banda utilizzata.

I professionisti possono usare un’applicazione come Netspot per creare la mappa della potenza del segnale WiFi nelle aree interne ed esterne in cui si desidera ottimizzare il funzionamento della connessione.

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