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Raymond Chen, uno dei responsabili Microsoft coinvolti da più tempo nello sviluppo di Windows (almeno da 25 anni), ci delizia sempre di racconti e curiosità “inedite” sulla storia e sull’evoluzione dei sistemi operativi made-in-Redmond. Nel cuore del sistema operativo Windows, tra i file di sistema, si trova un piccolo frammento di storia dell’informatica: la libreria moricons.dll
. Questo file, di appena 12 KB, sopravvive da decenni e contiene un buon numero di icone dimenticate, portando con sé un pezzo della transizione tra l’epoca MS-DOS e l’interfaccia grafica moderna. Ma cosa contiene realmente moricons.dll
? Perché esiste ancora (nel percorso %systemroot%\system32\moricons.dll
)? E cosa ci racconta sulla filosofia evolutiva di Windows?
Le origini: la sfida di portare MS-DOS in un ambiente grafico
Con Windows 3.0, Microsoft introdusse una nuova possibilità: eseguire i programmi MS-DOS in una finestra, piuttosto che in modalità a schermo intero.
Per facilitare questa transizione, i tecnici della società aggiunsero un’apposita routine che permetteva di cercare nel disco rigido le applicazioni MS-DOS esistenti e configurarle per essere lanciate dall’ambiente Windows. Il processo era semiautomatico. Il sistema riconosceva i software basandosi su eseguibili noti (123.EXE
per Lotus 1-2-3, MAIL.EXE
per vari client di posta, ecc.), ma in caso di ambiguità chiedeva all’utente quale dei programmi suggeriti fosse quello corretto.
Una volta identificata l’applicazione, il sistema creava un file .PIF
contenente le impostazioni ottimali per l’esecuzione dell’applicazione DOS e veniva generato un collegamento nella sezione “Non-Windows Applications” del Program Manager.
Dalla funzionalità al design: nasce moricons.dll
In Windows 3.0, i collegamenti verso i programmi MS-DOS erano rappresentati con un’icona grigia e anonima con la scritta “DOS”. Una scelta austera, puramente funzionale.
Con l’avvento di Windows 3.1, Microsoft introdusse un’evoluzione estetica: ogni programma MS-DOS riconosciuto riceveva un’icona rappresentativa nel Program Manager. All’inizio, queste icone erano memorizzate all’interno del file progman.exe
, ma con l’aumento del numero si decise di esternalizzarle.
Nacque così moricons.dll
, abbreviazione di “more icons”. Questa libreria conteneva (e contiene tutt’oggi!… anche in Windows 11) un insieme di icone predefinite pronte all’uso, pensate per essere assegnate automaticamente a vecchi software DOS come WordPerfect, Lotus 1-2-3, dBase e così via. Pur trattandosi di semplici bitmap a bassa risoluzione, queste icone rappresentavano un piccolo ma significativo passo verso una rappresentazione più “umana” del software.
L’eredità nel tempo: moricons.dll tra Windows 95 e Windows 11 a 64 bit
Con l’introduzione di Windows 95, il Program Manager fu sostituito dal menu Start e dai collegamenti .lnk
, ma il sistema migrò automaticamente i collegamenti esistenti, inclusi quelli ai programmi MS-DOS, ereditando anche le icone da moricons.dll
. Sorprendentemente, questa “catena di compatibilità” è proseguita con i successivi aggiornamenti Windows, per arrivare addirittura fino a Windows 10 e Windows 11.
Con l’avvento delle versioni a 64 bit, teoricamente non più compatibili con le applicazioni MS-DOS a 16 bit, si sarebbe potuta interrompere questa linea ereditaria. Tuttavia, come osserva Chen, il file moricons.dll
non fu rimosso.
La ragione? Il costo di mantenerlo era virtualmente nullo (12 KB), non rappresentava un rischio di sicurezza e la sua rimozione avrebbe potuto causare problemi a utenti che utilizzavano ancora quelle icone per collegamenti personalizzati. Meglio non disturbare can che dorme, come dice Chen, e preservare la compatibilità, piuttosto che correre il rischio di rompere qualcosa di imprevedibile.
Come verificare cosa c’è dentro moricons.dll
Per verificare le icone Windows contenute all’interno della libreria moricons.dll
, basta che clicchiate con il tasto destro del mouse sul desktop di Windows 10 o di Windows 10. Scegliendo Nuovo, Collegamento dal menu contestuale, digitate ad esempio winver
e premete Invio.
Fate clic, a questo punto, con il tasto destro sul collegamento appena creato, scegliete la voce Proprietà, cliccate sul pulsante Cambia icona e infine digitate moricons.dll
nel campo Cerca icone nel file. Vi troverete dinanzi a icone che vi riportano indietro nel tempo, verso un glorioso passato:
Il file moricons.dll è un’icona della retrocompatibilità
Il caso moricons.dll
è davvero emblematico. Dimostra come l’evoluzione di Windows non sia stata soltanto una corsa verso nuove funzionalità, ma anche una continua mediazione tra progresso e retrocompatibilità. È il riflesso della filosofia Microsoft: mantenere viva la storia del software, anche quando l’utilità pratica si è da tempo esaurita.
C’è però il rovescio della medaglia, Windows 11 è pieno zeppo di codice legacy che risale a versioni del sistema operativo e dispositivi hardware ormai morti e sepolti. Perché non fare finalmente un po’ di vera pulizia, come fecero ai tempi gli sviluppatori di Windows 2000?
Appare controproducente imporre limiti sui requisiti minimi per l’installazione di Windows 11 quando il sistema operativo, al momento dell’installazione, si comporta esattamente come Windows 10. Ha davvero senso impedire la migrazione a Windows 11, almeno sulla carta, su PC indicati come “non compatibili” quando invece è possibile procedere comunque usando espedienti più o meno documentati?
Se la ratio fosse solamente quella di supportare l’hardware più recente, sarebbe la volta buona per intervenire in profondità sul sistema operativo e scrollarsi di dosso il peso di tutti quei fardelli accumulati lungo decenni.
Credit immagine in apertura: Microsoft, Blog Raymond Chen “The Old New Thing”