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Nel mondo digitale di oggi, la capacità di distinguere tra i contenuti autentici e quelli manipolati rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse.
L’incremento esponenziale dei deepfake e dei video modificati artificialmente ha messo in crisi la fiducia nelle immagini e nei filmati che circolano online, minando la sicurezza delle informazioni e aprendo la strada a nuove forme di furto di identità. In questo scenario, una recente innovazione sviluppata dai ricercatori della Cornell University promette di cambiare radicalmente le regole del gioco: la tecnologia noise coded illumination.
Quest’ultima rappresenta un approccio rivoluzionario nell’ambito dell’autenticazione contenuti digitali. Il sistema, frutto di anni di ricerca, introduce una sorta di watermark digitale invisibile nei filmati originali. Questo marchio non si basa su semplici sovrapposizioni grafiche o su codici facilmente individuabili, ma su sottilissime fluttuazioni luminose che, pur essendo impercettibili all’occhio umano, trasportano una versione a bassa risoluzione della scena originale accompagnata da una marcatura temporale.
Come funziona la tecnologia noise coded illumination?
Quando un video viene sottoposto a manipolazione, queste micro-variazioni perdono coerenza nelle aree alterate. Chi possiede la chiave di decodifica è in grado di individuare immediatamente la presenza di filmati manipolati, distinguendo tra contenuti genuini e falsificazioni digitali. Questa soluzione risponde a una delle principali esigenze del settore: fornire un sistema di sicurezza robusto, capace di adattarsi a diverse modalità di produzione e distribuzione dei contenuti.
Uno degli aspetti più interessanti della noise coded illumination è la sua versatilità. Il sistema può essere implementato sia via software, sfruttando i display dei computer, sia tramite un chip applicabile a normali fonti luminose, come le lampade. Questo significa che la protezione può essere integrata facilmente nei processi produttivi già esistenti, senza la necessità di stravolgere le infrastrutture o dotarsi di costose attrezzature dedicate.
La sicurezza del sistema si basa su un principio di asimmetria informativa: solo chi ha accesso alla chiave di decodifica può leggere il watermark digitale. Gli eventuali malintenzionati, privi di queste informazioni uniche, non sono in grado di replicare le specifiche fluttuazioni luminose necessarie per mantenere la coerenza del segnale nascosto. I test condotti dai ricercatori hanno dimostrato che anche le tecniche di manipolazione più avanzate falliscono nel ricostruire la complessa struttura del noise coded illumination, soprattutto in condizioni ambientali variabili.
Rispetto ai metodi tradizionali, come i checksum – che non distinguono tra semplici compressioni e modifiche dolose – o i watermark convenzionali, che richiedono un controllo totale sull’attrezzatura di registrazione, questa nuova tecnologia si distingue per la sua accessibilità e per la facilità di integrazione. L’informazione nascosta rimane indistinguibile dal normale rumore visivo senza la chiave, elevando in modo significativo il livello di sicurezza e proteggendo sia i contenuti personali sia quelli istituzionali da alterazioni non autorizzate.