In appena due anni, gli ingegneri di AMD hanno fatto evolvere l’architettura Ryzen dell’azienda da un design monolitico a una soluzione che poggia sull’utilizzo di chiplet il cui funzionamento operativo è coordinato da un chip di controllo. Una scelta che ha permesso alla società di Sunnyvale di aumentare la pressione sulla rivale Intel riducendo significativamente i costi. Basta guardare l’aumento del margine lordo: da appena il 32% di un paio di anni fa al 45% di oggi.
Uno studio presentato durante la International Solid-State Circuits Conference dimostra che l’approccio architetturale di AMD fa sentire i suoi effetti benefici soprattutto quando si realizzano processori che dispongono di oltre otto core fisici.
L’utilizzo di un importante numero di core richiede spazio oltre a tutta la logica di gestione degli ingressi/uscite e della memoria. Così, nei chip monolitici precedentemente un semplice difetto insito nel wafer di silicio poteva influire sul funzionamento dell’intero processore mentre usando i chiplet gli effetti negativi sono decisamente più limitati.
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Confrontando i costi di realizzazione di un chip monolitico a 8 core con uno che fa uso di chiplet la differenza non è così sostanziale ma il divario diventa molto più ampio quando si passa a 16 core. In questo caso la riduzione dei costi è pari all’incirca alla metà rispetto all’uso di chip monolitici.
Ecco quindi che un processore come il performante AMD Ryzen 9 3950X, con 16 core fisici e 32 core logici, grazie al simultaneous multithreading, che in Italia al momento costa circa 850 euro (negli USA si trova a 750 dollari) sarebbe costato certamente tra 1.400 e 1.700 euro se la società guidata da Lisa Su avesse adottato un design monolitico.
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Proprio per questo motivo anche Intel si sta da tempo muovendo, con varie tecnologie tra le quali Foveros, per implementare il meccanismo dei chiplet nei suoi processori.