A metà giugno 2022 la società di Redmond aveva informato gli sviluppatori e gli utenti circa l’intenzione di vietare la vendita di software open source attraverso il Microsoft Store. Le nuove disposizioni sarebbero dovute entrare in vigore il 16 luglio scorso ma Microsoft ha deciso di compiere un’inversione a U raccogliendo le critiche pervenute nel corso dell’ultimo mese.
Nei “Criteri del Microsoft Store” era stato aggiunto un paragrafo che più o meno recitava come segue: “gli sviluppatori non devono tentare di trarre profitto da software open source o altro software generalmente disponibile gratuitamente né richiedere agli utenti un prezzo irrazionalmente alto rispetto alle caratteristiche e alle funzionalità fornite dal prodotto“.
Data la natura del software open source, è facile per qualsiasi sviluppatore creare un progetto derivato e chiedere un importo in denaro a chi decidesse di installare l’applicazione.
L’intento alla base della nuova policy di Microsoft aveva come intento quello di impedire agli sviluppatori di monetizzare il lavoro della comunità open source. La formula utilizzata, tuttavia, impediva di fatto anche ai principali manutentori dei vari progetti software e agli stessi detentori della proprietà intellettuale di vendere il prodotto.
In seno alla comunità open source in molti hanno ferocemente criticato la presa di posizione di Microsoft e l’azienda ha reagito puntualizzando che avrebbe ritardato l’entrata in vigore della modifica per chiarire quali fossero le sue intenzioni.
A partire da ieri Microsoft ha rimosso qualsiasi riferimento al software open source nella sezione in questione dei Criteri del Microsoft Store. In un’altra parte del documento sono stati aggiunti dei link per gli sviluppatori e le aziende che intendano segnalare violazioni della proprietà intellettuale.
Va detto che non tutti hanno accolto negativamente la presa di posizione di Microsoft: alcuni sviluppatori si sono dichiarati favorevoli a misure utili a impedire il proliferare di “applicazioni fotocopia” che sfruttano il codice open source per fare indebitamente profitto.
Molti altri all’interno della comunità open source hanno però eccepito che le leggi vigenti già sono più che sufficienti a tutelare i detentori della proprietà intellettuale e ad evitare la confusione derivante da app con nome uguale o molto simile.
La natura del software open source suggerisce che esso nasce privo di restrizioni: chiunque dovrebbe essere in grado di prendere un progetto esistente e trasformarlo in un’applicazione monetizzabile, purché vengano soddisfatte le condizioni stabilite nella licenza. Più che la formula usata da Microsoft è stato quindi criticato il ruolo di “garante” che l’azienda avrebbe rivestito.
Software Freedom Conservancy, un’organizzazione no-profit che fornisce supporto e servizi legali ai gestori dei progetti open source, ha risposto all'”inversione di rotta” di Microsoft congratulandosi con l’azienda per aver modificato i termini e le condizioni del suo store.