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Un nuovo capitolo nella regolamentazione digitale si è aperto in Cina, dove le principali piattaforme social hanno introdotto un sistema di etichette obbligatorie per i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale. Questa misura, in vigore da lunedì, mira a offrire agli utenti strumenti immediati per distinguere tra materiali autentici e prodotti artificialmente, rispondendo a una crescente esigenza di trasparenza e sicurezza nell’ecosistema digitale.
Le piattaforme coinvolte in questa iniziativa sono nomi di spicco del panorama social asiatico: WeChat, Douyin (la versione cinese di TikTok), Weibo e RedNote. Tutte hanno implementato sistemi che prevedono l’apposizione di etichette visibili su testi, immagini, audio e video creati tramite strumenti AI. Non solo: la tracciabilità dei contenuti è garantita anche attraverso l’inserimento di metadati e watermark, rendendo ancora più difficile la manipolazione o la falsificazione dei materiali digitali.
Un aspetto cruciale della nuova normativa riguarda la responsabilità degli utenti: chi pubblica contenuti tramite AI deve ora etichettarli in modo proattivo, mentre viene imposto il divieto assoluto di rimuovere o alterare tali indicatori. Questo sistema di controllo si inserisce in una strategia più ampia voluta dalla Cyberspace Administration of China (CAC), che guida un consorzio di quattro enti governativi impegnati a contenere il fenomeno della disinformazione e delle fake news, alimentato proprio dalla diffusione di AI slop – termine con cui si indica la massa crescente di materiali digitali generati artificialmente.
La Cina si muove per regolamentare i contenuti AI
Le piattaforme stanno adottando approcci specifici per rafforzare la compliance. WeChat si è distinta per una posizione particolarmente severa, informando gli utenti del divieto totale di utilizzare l’AI per creare notizie false o contenuti illegali. Douyin ha attivato sofisticati sistemi di verifica basati sui metadati, in grado di risalire all’origine dei contenuti e smascherare eventuali manipolazioni. Weibo, invece, ha puntato su un modello di controllo partecipativo, dotando la propria community alcuni strumenti per segnalare materiali che non risultano correttamente etichettati.
La decisione di Pechino arriva in un momento di grande attenzione globale sulla regolamentazione dell’AI e e sulla necessità di tutelare la veridicità delle informazioni online. Il modello cinese si inserisce così in un trend internazionale, dove anche altre realtà stanno adottando sistemi di autenticazione avanzata. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcune aziende tech stanno introducendo soluzioni simili: emblematico il caso degli smartphone Google Pixel 10, che integrano le content credentials C2PA per permettere agli utenti di verificare l’autenticità delle immagini e di accedere a una filiera di informazioni trasparenti sull’origine e la modifica dei file digitali.