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La recente dichiarazione di Adam Mosseri, responsabile di Instagram, introduce una svolta significativa nella strategia pubblicitaria di Meta.
A partire da dicembre 2025, la multinazionale guidata da Mark Zuckerberg annuncia l’intenzione di utilizzare i dati delle chat con gli assistenti Meta AI per rendere gli annunci personalizzati ancora più efficaci. Tuttavia, questa innovazione non coinvolgerà tutti: saranno esclusi i paesi che vantano regolamentazioni particolarmente stringenti in materia di privacy, come quelli dell’Unione Europea, il Regno Unito e la Corea del Sud.
La notizia è arrivata dopo settimane di speculazioni e preoccupazioni da parte degli utenti riguardo la possibilità che i loro dispositivi venissero ascoltati di nascosto. Meta ha respinto categoricamente le voci secondo cui monitorerebbe le conversazioni private attraverso il microfono degli smartphone. Mosseri ha voluto chiarire che l’attivazione del microfono è sempre accompagnata da indicatori visibili e comporta un consumo della batteria facilmente rilevabile, rendendo di fatto improbabile un ascolto costante e segreto.
Ma la vera rivoluzione non riguarda l’ascolto ambientale, bensì l’analisi delle interazioni con Meta AI. Con oltre un miliardo di utenti mensili attivi, la piattaforma si propone di sfruttare i dati delle chat per identificare preferenze e abitudini degli utenti, così da proporre annunci personalizzati sempre più pertinenti. Ad esempio, chi chiederà consigli su escursioni all’aria aperta potrebbe ricevere offerte su attrezzature da trekking o suggerimenti per destinazioni avventurose.
Instagram e le chat AI per annunci: scoppia la polemica
Questa scelta mette in luce una crescente frammentazione delle regole digitali a livello globale. Le restrizioni imposte da realtà come l’Unione Europea si traducono in un’esclusione dal nuovo modello di profilazione, evidenziando come la tutela della privacy possa incidere direttamente sulle strategie commerciali delle big tech. La decisione di Meta di rispettare i limiti geografici dimostra l’impatto sempre più rilevante delle normative locali e solleva interrogativi sulle differenze di trattamento tra gli utenti delle diverse aree del mondo.
Gli esperti del settore, chiamati a commentare la nuova policy, concordano sul fatto che il monitoraggio continuo tramite microfono sia poco realistico sia per la quantità di dati che dovrebbe essere processata, sia per la facilità con cui l’attivazione sarebbe rilevabile. Tuttavia, restano numerosi dubbi sull’utilizzo dei dati delle chat: quali saranno i tempi di conservazione delle informazioni? In che modo verranno anonimizzate? E soprattutto, come sarà acquisito il consenso degli utenti?
Le associazioni per la tutela dei diritti digitali, pur accogliendo con favore la smentita sugli “ascolti segreti”, non nascondono le proprie riserve sull’uso delle conversazioni. La prospettiva di un profiling sempre più dettagliato, basato sulle interazioni con l’intelligenza artificiale, solleva timori circa la natura invasiva di queste pratiche. Molte organizzazioni chiedono maggiore trasparenza da parte di Meta e l’introduzione di opzioni di disattivazione facilmente accessibili per chi desidera limitare la raccolta dei propri dati.
Dal canto suo, Meta difende la propria strategia sostenendo che la personalizzazione degli annunci personalizzati migliorerà l’esperienza degli utenti senza ricorrere a forme di sorveglianza illegittime. L’azienda precisa che il processo si basa sull’analisi di segnali e tendenze aggregate, non su una lettura diretta delle conversazioni private. Tuttavia, resta da capire quali strumenti di controllo e trasparenza verranno effettivamente implementati e in che modo gli utenti potranno esercitare un reale controllo sull’utilizzo delle loro interazioni.