Intel prima impedisce la pubblicazione di comparative e poi torna sui suoi passi

Intel decide di rimuovere la clausola contenuta nei termini di licenza relativi agli aggiornamenti per il microcode destinati ai sistemi Linux distribuiti nelle scorse ore che di fatto impediva la pubblicazione di comparative.

Nelle scorse ore aveva sollevato un vespaio di polemiche la decisione di Intel di modificare i termini di licenza per l’utilizzo degli aggiornamenti microcode destinati ai sistemi Linux, sviluppati per risolvere le vulnerabilità simili a Meltdown e Spectre, anch’esse capaci di sfruttare le lacune dell’esecuzione speculativa utilizzata dai processori vecchi e nuovi.

Anche di recente Intel ha scoperto nuove modalità d’attacco (Intel scopre nuove vulnerabilità nei suoi processori: ecco Foreshadow) che hanno portato al rapido rilascio di nuovi aggiornamenti di sicurezza.


Va detto, però, che tutte le patch tese a modificare il comportamento del processore nella gestione dell’esecuzione speculativa (utilizzata per ridurre il costo delle istruzioni di salto condizionato) hanno un certo impatto prestazionale. In altre parole, soprattutto con certi carichi di lavoro, la CPU tende a divenire più lenta: ne avevamo parlato anche all’inizio dell’anno: Aggiornamenti anti Meltdown e Spectre: quanto incidono sulle prestazioni del processore.

Bruce Perens ha scoperto che Intel ha modificato i termini di licenza degli aggiornamenti per il microcode aggiungendo una clausola che vieta a chiunque di “pubblicare o fornire qualunque software benchmark o comunque condividere i risultati di test comparativi.

In altre parole, almeno in un primo tempo, Intel sembra aver voluto impedire attività che sono “il sale” del nostro lavoro ovvero la pubblicazione di comparative. Secondo Perens il disegno dell’azienda di Santa Clara era proprio quello di evitare la diffusione dei dati legati ai cali di performance dovuti all’installazione dei nuovi aggiornamenti per il microcode.

Va detto che i cali prestazionali dopo l’installazione delle patch anti-Meltdown, anti-Spectre e successive varianti non sono evidenti, soprattutto per gli utenti normali. Possono invece cominciare a divenire rilevanti nei casi delle macchine sottoposte a carichi di lavoro importanti o comunque sui sistemi che eseguono hypervisor e svolgono attività di virtualizzazione.

Intel ha però risolto molto velocemente il problema eliminando del tutto la clausola “pietra dello scandalo”. Come spiega lo stesso Perens, il nuovo testo della licenza è decisamente più snello e molto meno “severo” rispetto alla precedente versione.

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