La Instagram-dipendenza è visibile a livello cerebrale secondo uno studio accademico

Una ricerca universitaria mette in correlazione attività cerebrali anomale con l'utilizzo patologico di strumenti social come Instagram.

Per molto tempo psicologi e psichiatri hanno sempre parlato di dipendenze in relazione all’utilizzo di alcol o di droghe. Il disturbo da gioco d’azzardo, ad esempio, veniva citato già negli anni ’80 e ’90 ma soltanto nel 2013 è stata elaborata una definizione aggiornata e scientificamente corretta.

Un team di ricercatori della Putra University (Malesia) ha pubblicato uno studio scientifico che evidenza la dipendenza patologica da Instagram.

Circa 1.000 giovani maggiorenni sono stati coinvolti nello studio sottoponendo loro una serie di domande quindi utilizzando la tomografia a risonanza magnetica per valutare le attivazioni a livello delle cellule cerebrali nei soggetti con un comportamento problematico nella fruizione di Instagram.
La risonanza magnetica ha rivelato differenze nell’attività cerebrale in coloro che hanno usato Instagram in maniera intensiva rispetto agli utenti che non hanno evidenziato alcuna differenza patologica dalla piattaforma social. Le difformità più evidenti sono emerse a livello del precuneo destro e sinistro, una regione del lobulo parietale superiore del cervello.

Il gruppo guidato da Nisha Syed Nasser ha concentrato le verifiche diagnostiche sugli individui che, ad esempio, hanno dichiarato di restare su Instagram molto più a lungo di quando davvero volessero.

In termini di utilizzo dello smartphone, è stato accertato che i “dipendenti da Instagram” ne fanno uso mediamente 7,5 ore al giorno di cui 2,5 ore per interagire con foto e video. Gli altri utenti si fermano a 3,5 ore complessive trascorrendo al massimo un’ora al giorno su Instagram.

Sebbene l’indagine malese indichi una sostanziale sovrapposizione tra il comportamento dei soggetti che hanno manifestato una “Instagram-dipendenza” e coloro che sono affetti da altre dipendenze, lo studio necessita comunque di ulteriori approfondimenti anche perché il campione di individui selezionato dovrebbe essere notevolmente più ampio e rappresentativo.
Nel nuovo studio, inoltre, il gruppo di soggetti che ha evidenziato un comportamento problematico ha manifestato valori significativamente più alti rispetto a disturbi quali ansia, depressione e stress. Non è però ancora chiaro se queste siano le conseguenze del loro comportamento online o, al contrario, la causa.

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