Le app di messaggistica dovranno essere interoperabili: cosa cambia con il Digital Markets Act

L'Unione Europea potrebbe obbligare i gestori di applicazioni per la messaggistica istantanea come WhatsApp, Facebook Messenger, iMessage e così via a rendere le loro piattaforma interoperabili. Un cambiamento epocale che si snoderebbe però su una strada irta di insidie.

Le Autorità europee sembrano prepararsi a uno scontro frontale con i più grandi nomi dell’IT a livello mondiale. Il Digital Markets Act (DMA) è un provvedimento che è stato appena approvato in una prima versione da parte del Parlamento e del Consiglio europeo.
DMA mette “nel mirino” le grandi aziende che gestiscono le piattaforme che usiamo tutti i giorni: social network, motori di ricerca, servizi di messaggistica istantanea. Si parla di soggetti con una capitalizzazione di mercato pari ad almeno 75 miliardi di euro e un fatturato annuo di 7,5 miliardi.

I legislatori, di concerto con i rappresentanti della Commissione Europea, hanno stabilito che i più grandi servizi di messaggistica come Whatsapp, Facebook Messenger e iMessage dovranno aprirsi e diventare interoperabili con le piattaforme di messaggistica più piccole, in caso di richiesta da parte di queste ultime.

Nel disegno europeo gli utenti registrati su qualunque piattaforma saranno in grado di scambiare messaggi, inviare file e fare videochiamate con i soggetti iscritti ad altri servizi concorrenti.
Per quanto riguarda le piattaforme di social networking i legislatori hanno convenuto che l’applicazione di eventuali disposizioni in termini di interoperabilità saranno valutate in futuro.

Esaminando la nota diffusa dal Parlamento europeo non si comprende se le nuove disposizioni costringeranno anche le principali piattaforme di messaggistica a lavorare insieme cioè a permettere agli utenti di inviare messaggi da una piattaforma all’altra.

In ogni caso è bene rendersi conto di che cosa si sta parlando e di quali problematiche tecniche si presenteranno.

Innanzi tutto, aziende come Facebook-Meta, Apple e Google potrebbero di fatto essere obbligate ad aprire i rispettivi ecosistemi per la messaggistica istantanea. Anche se ciò dovesse avvenire, mettendosi nei panni delle aziende citate – i cui prodotti per la messaggistica sono rigorosamente “closed source” – è del tutto improbabile che si guardi a un’apertura completa delle rispettive piattaforme. Al massimo si svilupperanno apposite API che permetteranno a soggetti terzi di dialogare con i rispettivi servizi.
Neppure Telegram che pubblica il codice sorgente della sua app ha condiviso il codice alla base del funzionamento della parte server.

L’altro problema di fondo è che tutte le principali app di messaggistica utilizzano diversi metodi di crittografia: assicurare interoperabilità mantenendo la privacy degli utenti e la sicurezza delle loro informazioni potrebbe rivelarsi una vera sfida, tutt’altro che semplice da affrontare.

I portavoce di Apple hanno già commentato la presa di posizione del Parlamento europeo osservando che alcune disposizioni contenute nel DMA tenderanno a introdurre vulnerabilità sul piano della privacy e della sicurezza. Problematiche che gli utenti sconteranno purtroppo sulla loro pelle.
“Far parlare” sistemi che non sono stati progettati per colloquiare vicendevolmente potrebbe complicare lo scambio dei dati invece che semplificarlo, almeno da un punto di vista tecnico: saranno infatti tanti gli aspetti da tenere in considerazione per far dialogare le varie piattaforme di messaggistica e il rischio che, almeno nelle fasi iniziali, possa essere introdotta qualche vulnerabilità è più che concreto.

La Mela, inoltre, rileva che altre disposizioni del DMA potrebbero vietare alla società di farsi pagare per la proprietà intellettuale.

Al momento l’Europa sembra però aver imboccato una strada già tracciata: le aziende che non rispetteranno le nuove regole saranno multate fino al 10% del loro fatturato mondiale totale nell’anno finanziario precedente. La multa aumenterà al 20% in caso di infrazioni reiterate.
Saranno comunque introdotte scadenze scagliate che daranno alle aziende la possibilità di adeguarsi alle disposizioni in termini di interoperabilità.

Il DMA intende anche reprimere quelle che sono considerate pratiche anti-competitive delle aziende “big tech“: il regolamento impone restrizioni in tema di correlazione e combinazione di dati personali provenienti da fonti diverse, prevede che gli utenti possano scaricare e installare applicazioni da piattaforme di terze parti, proibisce che le aziende possano raggruppare dati e servizi, vieta tutti i meccanismi per dare sempre maggiore visibilità alle proprie offerte nell’ambito dei servizi erogati.

Le disposizioni contenute nel DMA devono comunque essere ancora approvate dal Parlamento e dal Consiglio europeo. Secondo il commissario UE per la concorrenza, Margrethe Vestager, DMA dovrebbe entrare in vigore a ottobre 2022. Nel frattempo il regolamento potrebbe subire ulteriori modifiche.

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