Durante l’Open Source Summit Europe 2025, Arnd Bergmann, responsabile del supporto per le varie architetture hardware nel kernel Linux, ha chiarito senza mezzi termini la sua posizione: i sistemi a 32 bit sono ormai obsoleti. Il loro utilizzo ha senso solo in contesti legacy, dove hardware e software già esistenti richiedono compatibilità. Dopo il dietrofront di Fedora sull’addio al supporto per le CPU i686 a 32 bit, si torna a parlare della possibile rimozione del supporto per le architetture a 32 bit a livello di kernel Linux.
Architetture a 32 bit: definizione e caratteristiche tecniche
Un’architettura a 32 bit indica una CPU e un sistema di elaborazione dati in cui le unità fondamentali (registri, bus, indirizzi di memoria e istruzioni) sono organizzate per gestire dati da 32 bit alla volta. In pratica, la parola “32 bit” indica la larghezza del registro del processore, cioè il numero di bit che la CPU può manipolare contemporaneamente in un singolo ciclo di elaborazione.
I sistemi a 32 bit (in un altro articolo abbiamo raccontato la “cavalcata” dagli 8 bit ai 64 bit) permettono al massimo la gestione di 4 GB di memoria fisica. Per superare questo limite, i kernel Linux implementano tecniche come high memory o PAE (Physical Address Extension).
Operazioni su dati più grandi di 32 bit (64 bit o floating point complesso) richiedono più cicli CPU o istruzioni multiple. Nei sistemi moderni con grandi quantità di RAM, il costo di gestione dei dati a 32 bit può diventare inefficiente.
Se si pensa ai desktop, la transizione verso i 64 bit è avvenuta rapidamente: Unix ha adottato piattaforme a 64 bit circa 30 anni fa, mentre il desktop Linux ha completato la migrazione circa 20 anni fa. Anche i dispositivi mobili sono ormai quasi esclusivamente a 64 bit da più di un decennio. Se Linux dovesse supportare solo questi sistemi, il supporto a 32 bit sarebbe già stato rimosso da tempo.
Il panorama cambia tuttavia quando si considerano i sistemi embedded, che costituiscono circa il 90% dei dispositivi basati su Linux e utilizzano prevalentemente chip ARM. Solo nell’ultimo anno, il numero di devicetree per sistemi Armv8 (64 bit) ha superato quello dei sistemi Armv7 (32 bit), segnalando un progressivo abbandono delle architetture più vecchie.
Architetture pre-Armv7 e non-Arm a 32 bit
Alcuni chip pre-Armv7 sono ancora disponibili sul mercato, ma molti altri sono fuori produzione. Il kernel Linux continua comunque a mantenerne il supporto, anche se si calcola che circa dieci architetture potrebbero essere rimosse immediatamente senza problemi per gli utenti.
Bergmann suggerisce di ragionare in termini di “half-life”: ogni tanto diventa possibile eliminare metà delle piattaforme obsolete, a seconda della presenza di utenti effettivi.
Tra le architetture non-Arm a 32 bit ancora supportate troviamo arc, microblaze, nios2, openrisc, rv32, sparc/leon e xtensa, tutte destinate a essere rimpiazzate da chip RISC-V nei prodotti di nuova generazione.
Infine, esistono architetture senza unità di gestione della memoria (nommu
) come armv7-m, m68k, superh e xtensa, ormai completamente abbandonate nello sviluppo di nuovi sistemi. Il loro mantenimento serve solo a chi deve supportare sistemi legacy.
Strategie per la compatibilità a 32 bit
Per chi deve ancora eseguire applicazioni a 32 bit su Linux, Bergmann propone un user space a 32 bit su kernel a 64 bit, particolarmente utile nei sistemi con limitazioni di memoria.
In questo modo, la memoria utilizzata dal kernel rimane minima e la gestione complessiva risulta più efficiente. Egli sconsiglia invece di utilizzare kernel a 32 bit su processori a 64 bit, pratica ormai superata.
Le principali difficoltà per i manutentori del kernel derivano dal sottosistema di gestione della memoria, soprattutto per il supporto alla cosiddetta high memory, necessaria quando un kernel 32 bit non ha spazio di indirizzamento sufficiente per tutta la memoria fisica installata. Attualmente, il kernel può supportare sistemi a 32 bit con fino a 16 GB di memoria, sebbene tali configurazioni siano estremamente rare.
La progressiva migrazione verso le architetture a 64 bit, nel giro di alcuni anni, è comunque ormai scontata.