Linux compie 34 anni: da “hobby personale” di Linus Torvalds a pilastro globale dell’IT

Il 25 agosto 1991 Linus Torvalds annunciava Linux, destinato a trasformarsi da hobby studentesco in un pilastro globale dell’informatica. Dai primi passi con Minix al dibattito con la FSF, dalla diffusione in server, cloud, supercomputer e dispositivi mobili fino all’integrazione in Windows con WSL, Linux celebra oggi 34 anni di innovazione e collaborazione.
Linux compie 34 anni: da “hobby personale” di Linus Torvalds a pilastro globale dell’IT

Il 25 agosto 1991, un giovane studente finlandese di 21 anni, Linus Torvalds, pubblicava un messaggio nel newsgroup comp.os.minix che avrebbe cambiato la storia dell’informatica. Con tono quasi dimesso, scriveva:

I’m doing a (free) operating system (just a hobby, won’t be big and professional like gnu) for 386(486) AT clones…

Non poteva immaginare che quel progetto, nato come un esperimento personale, sarebbe diventato il cuore pulsante di milioni di server, computer, dispositivi mobili e sistemi embedded in tutto il mondo. Oggi, nel 2025, Linux festeggia 34 anni di innovazione, crescita continua e una versatilità senza confini.

Messaggio Linus Torvalds 1991 presentazione Linux

Dall’hobby al fenomeno globale

In quello storico messaggio di 34 anni  fa, Torvalds chiariva subito alcuni punti: il suo sistema operativo non conteneva codice di Minix, non era pensato per essere portabile e difficilmente avrebbe supportato hardware diverso da quello che possedeva. Eppure, proprio quell’approccio “artigianale” e aperto, unito alla licenza libera (GPL), trasformò Linux in un progetto collettivo.

Negli anni ’90 la comunità iniziò a contribuire attivamente, accelerando lo sviluppo del kernel e dando vita alle prime distribuzioni Linux, che semplificavano l’installazione e l’uso del sistema. Da semplice kernel, Linux divenne la base di un ecosistema sterminato.

Forse la frase del messaggio del 1991 che oggi colpisce di più è proprio quella in cui Linus scriveva “… just a hobby, won’t be big and professional like gnu”. Oggi Linux non solo è “grande e professionale”, ma rappresenta lo standard de facto per i sistemi operativi server e un pilastro dell’open source. La sua storia dimostra come un progetto aperto, basato sulla collaborazione globale, possa superare modelli proprietari e centralizzati.

Minix: il “padre indiretto” di Linux

Nel 1987, il professor Andrew S. Tanenbaum sviluppò Minix: Unix-like, era progettato come strumento didattico per insegnare ai suoi studenti i principi dei sistemi operativi. Minix era semplice, leggero e con codice sorgente disponibile (pubblicato insieme al libro Operating Systems: Design and Implementation).

Per molti studenti di informatica, Minix fu il primo contatto pratico con un kernel Unix-like. Anche Torvalds, presso l’Università di Helsinki, lo usava nel suo corso di sistemi operativi.

Torvalds, usando Minix sul suo PC 386, si rese conto di due limiti principali. La licenza permetteva la consultazione del codice, ma non la distribuzione o la modifica senza restrizioni; inoltre, Minix non era pensato per diventare un sistema robusto o da produzione.

Da qui nacque l’idea: creare un proprio kernel, libero da vincoli e più potente. L’annuncio del 25 agosto 1991 fu il primo risultato: Torvalds dichiarava esplicitamente che il suo sistema assomigliava a Minix, ma era scritto da zero, senza riciclare codice, proprio per evitare problemi legali e licenze limitanti.

La vera differenza fu la licenza GPL scelta da Torvalds nel 1992: ciò permise a chiunque di usare, modificare e distribuire Linux, a condizione di mantenere lo stesso spirito libero.

La posizione della FSF: Linux non è un sistema operativo completo

Perché, ancora oggi, Richard Stallman e la Free Software Foundation (FSF) insistono sul termine GNU/Linux e ritengono riduttivo usare solo “Linux” per riferirsi al sistema operativo nel suo complesso?

Quando nel 1991 Torvalds rese disponibile Linux, il kernel venne rapidamente adottato insieme agli strumenti sviluppati dal Progetto GNU (iniziato da Stallman nel 1983). GNU aveva già fornito: Bash (shell), GCC (compilatore), glibc (librerie), Coreutils (ls, cp, mv, cat, ecc.), editor come Emacs. Ciò che mancava al progetto GNU era proprio il kernel (il loro, GNU Hurd, non è mai arrivato a maturità). Linux colmò quindi il vuoto, permettendo di ottenere un sistema operativo libero e funzionante.

Dal punto di vista della FSF, chiamarlo semplicemente “Linux” è fuorviante: oscura il fatto che gran parte degli strumenti fondamentali provengono dal progetto GNU; non dà riconoscimento alla visione di Stallman e della FSF, che spinsero fortemente l’idea del software libero.

Molti sviluppatori e utenti hanno però sempre usato Linux come abbreviazione per indicare l’intero sistema operativo. Dire “Linux” è più immediato di “GNU/Linux”; inoltre, fin dal 1991 Torvalds parlava di “Linux”, e il nome ha preso piede rapidamente. Oggi, inoltre, molte distribuzioni includono anche software non GNU, quindi “GNU/Linux” non descrive sempre la realtà.

Lo stesso Linus Torvalds, in una sua famosa risposta, disse:

Chiamatelo come volete, a me va bene ‘Linux’. L’importante è dare riconoscimento a chi ha contribuito.

Da Freax a Linux

Il kernel che Linus stava sviluppando inizialmente aveva un nome provvisorio: Freax, fusione tra “free”, “freak” e “Unix”. Fu un collaboratore del server FTP su cui veniva distribuito il codice a ribattezzarlo “Linux”, unendo il nome Linus con Unix.

Da quel momento il nome rimase, e con esso iniziò a crescere una comunità sempre più numerosa di sviluppatori e appassionati.

L’elemento chiave che ha reso Linux unico non è stato solo l’aspetto tecnico, ma la modalità di sviluppo collaborativo. Per la prima volta migliaia di persone, sparse in tutto il mondo, contribuivano a un progetto comune, unendo competenze, idee e correzioni. E quell’approccio è rimasto fino ai giorni nostri, con Torvalds che ogni tanto inveisce contro chi non rispetta le regole.

Linux oggi: ubiquità e leadership tecnologica

Con il passare degli anni, Linux è diventato la spina dorsale dell’economia digitale. Alcuni numeri e ambiti in cui domina:

  • Server e cloud computing: oltre il 96% dei server più performanti al mondo e gran parte delle infrastrutture cloud (AWS, Google Cloud, Microsoft Azure) girano su Linux.
  • Dispositivi mobili: Android, che si basa sul kernel Linux, alimenta circa il 70% degli smartphone globali.
  • Supercomputer: il 100% dei supercomputer nella classifica TOP500 utilizza Linux come sistema operativo.
  • IoT ed embedded: router, automobili, smart TV, droni, dispositivi medicali… Linux è ovunque.
  • Sicurezza e compliance: la sua trasparenza e la possibilità di sottoporlo a verifiche approfondite lo rendono centrale in settori regolamentati e in contesti di cybersicurezza.

Linux dentro Windows: l’integrazione con WSL

Un aspetto sorprendente dell’evoluzione di Linux è il suo ingresso ufficiale persino nel mondo Windows, storicamente percepito come “rivale”.

Con l’introduzione del Windows Subsystem for Linux (WSL), annunciato da Microsoft nel 2016 e oggi arrivato a una versione matura con WSL2, gli utenti possono eseguire un kernel Linux completo direttamente all’interno di Windows 10 e Windows 11, senza bisogno di macchine virtuali o dual boot.

L’integrazione consente di avviare distribuzioni Linux come Ubuntu, Debian, Fedora o openSUSE in parallelo all’ambiente Windows, con accesso diretto al file system, al networking e persino al supporto per applicazioni grafiche e container Docker.

L’adozione di WSL segna un cambiamento epocale nella strategia di Microsoft: la società di Redmond è sempre più promotrice, visto anche il ruolo di Linux e dell’open source sulla piattaforma Azure, di un ecosistema ibrido, in cui “il pinguino” diventa sempre più parte integrante della piattaforma Windows, a dimostrazione della sua centralità nello sviluppo moderno.

Davvero storico l’incontro (il primo in assoluto) svoltosi a fine giugno 2025 tra Torvalds e il fondatore di Microsoft Bill Gates.

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