L’innovazione tecnologica e l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) stanno trasformando profondamente il mondo del lavoro, in particolare nei settori della programmazione e della gestione dei progetti. Un recente intervento di Aparna Chennapragada, Chief Product Officer (CPO) di Microsoft, offre spunti preziosi su come alcune professioni in ambito informatico stiano rapidamente evolvendo e su quali competenze saranno davvero strategiche nei prossimi anni.
Il mito della “fine del coding”: perché la programmazione resta fondamentale
Negli ultimi tempi, si è diffusa l’idea che lo sviluppo software stia diventando obsoleto, complice la crescente automazione e l’arrivo di strumenti AI sempre più sofisticati. Secondo Chennapragada, questa visione è profondamente errata. La dirigente di Microsoft ha sottolineato che la programmazione in ambito informatico non è affatto “morta”: si sta semplicemente trasformando.
“Molti dicono: ‘Non perdete tempo a studiare informatica, il coding è finito’. Io sono fondamentalmente in disaccordo”, afferma Chennapragada. Il riferimento implicito è anche alla storia esternazione di Jensen Huang, CEO di NVIDIA che a febbraio 2024 dichiarava: “giovani, non studiate la programmazione perché ormai c’è l’AI“.
Già allora motivammo il nostro disappunto spiegando tecnicamente perché l’AI o, meglio ancora, i moderni modelli generativi non possono essere completi sostituti di un tecnico in carne ed ossa. Sono semmai copiloti, strumenti preziosi per snellire e velocizzare il lavoro, per essere significativamente più produttivi ma mai rimpiazzi. Nell’articolo sull’intelligenza artificiale spiegata facile abbiamo visto che gli strumenti basati su LLM (Large Language Models) coadiuvano le attività degli sviluppatori, non se ne prendono carico totalmente.
Anche i moderni agenti AI per lo sviluppo software, che si pongono un gradino ancora più in alto, lasciano comunque all'”esperto umano” l’attività di verifica e approvazione di ogni singola modifica. Ci sarebbe la possibilità di demandare alla macchina anche queste attività? Certamente sì, ma sarebbe un grave errore.
Sviluppo software: nuovo livello di astrazione con l’AI
Chennapragada ricorda che la programmazione software ha sempre vissuto cicli di evoluzione, passando da linguaggi a basso livello (come l’assembly) a linguaggi sempre più astratti e accessibili.
L’AI rappresenta solo un nuovo livello di astrazione: permette di “istruire” i computer in modo più semplice e rapido, ma non elimina la necessità di comprendere le logiche di base dell’informatica.
La manager di Microsoft evidenzia come l’introduzione di livelli di astrazione più avanzati renda la programmazione accessibile a un pubblico più ampio. E questo può essere solamente un (enorme) vantaggio.
Non si tratta di una minaccia per gli sviluppatori, ma di un’opportunità per reinventare il proprio ruolo. In futuro, sostiene ancora la Chennapragada, potremmo vedere la nascita di nuove figure professionali, come i “software operator” (SO), che lavoreranno a stretto contatto con l’AI per gestire e ottimizzare i processi digitali.
Tuttavia, la conoscenza dell’informatica resterà centrale: non solo come competenza tecnica, ma come modo di pensare e risolvere problemi complessi. A questo proposito, ricordiamo la recente presa di posizione di Leslie Lamport, uno dei pionieri nel campo dell’informatica nonché inventore di LaTeX per la scrittura scientifica. Lamport ha voluto rimarcare che coding e programmazione sono due cose molto diverse: sviluppare non è solo scrivere codice, ma pensare astrattamente agli algoritmi prima di implementarli.
Cambia anche il ruolo di project manager
Chennapragada osserva inoltre che la cosiddetta “great flattening” delle grandi aziende tech – ovvero la riduzione dei livelli gerarchici intermedi – sta cambiando le responsabilità di chi gestisce prodotti e progetti. L’abbondanza di idee e prototipi generati dall’AI richiederà ai project manager nuove capacità: non più solo coordinamento e controllo, ma soprattutto “gusto” (taste-making) e capacità di selezionare e valorizzare le idee migliori (“editing”).
“Il vero valore sarà distinguere ciò che emerge dal rumore”, spiega la CPO di Microsoft.
In un contesto in cui chiunque può facilmente sviluppare un prototipo, il project manager dovrà saper riconoscere il potenziale delle soluzioni e guidare il team verso le scelte più efficaci. L’autorità, quindi, non sarà più data per scontata, ma dovrà essere conquistata sul campo, grazie alla capacità di giudizio e alla visione strategica.
Conclusioni
La visione di Chennapragada offre un messaggio chiaro: nonostante l’avanzamento dell’AI, le competenze informatiche del professionista e la capacità di giudizio umano rimangono insostituibili.
Per gli studenti e i professionisti, investire nell’apprendimento della programmazione e nello sviluppo di competenze critiche sarà fondamentale per navigare e prosperare in un panorama tecnologico in continua evoluzione.