/https://www.ilsoftware.it/app/uploads/2023/06/patch-day-microsoft-logo.jpg)
Il recente annuncio di Microsoft riguardante un risparmio superiore a 500 milioni di dollari nei propri call center grazie all’adozione di avanzate soluzioni di Intelligenza Artificiale ha acceso il dibattito sull’impatto della tecnologia sul mondo del lavoro.
La notizia arriva poco dopo la comunicazione di 9.000 nuovi licenziamenti, che portano a 15.000 il totale dei posti eliminati nell’ultimo periodo, sottolineando la crescente influenza dell’AI sulle dinamiche occupazionali e sull’efficienza operativa delle grandi aziende tecnologiche.
Il Chief Commercial Officer di Microsoft, Judson Althoff, ha dichiarato che l’integrazione di sistemi basati su AI ha consentito un incremento della produttività in diversi comparti aziendali. Un esempio particolarmente rilevante è rappresentato dal settore dello sviluppo software, dove oltre un terzo del codice destinato ai nuovi prodotti viene ora generato direttamente dall’AI. Questo ha portato a una significativa riduzione dei costi ma anche a rendere superflue svariate figure professionali.
AI e licenziamenti: non c’è solo Microsoft
Come ovvio, la decisione di procedere con tagli così massicci ai posti di lavoro in un contesto di forte crescita finanziaria ha sollevato numerose polemiche. In particolare, alcuni dirigenti sono stati criticati per aver scelto di utilizzare l’AI nella creazione di materiali per il recruitment e per aver suggerito ai dipendenti colpiti dai licenziamenti di rivolgersi a chatbot per il supporto emotivo. Questo approccio ha generato preoccupazioni e acceso il confronto tra le esigenze di efficienza e il rispetto della dignità dei lavoratori.
Il fenomeno della sostituzione della forza lavoro tramite automazione non riguarda solo Microsoft, ma si estende a tutto il settore tecnologico. Secondo Dario Amodei, CEO di Anthropic, nei prossimi cinque anni l’AI potrebbe arrivare a eliminare fino al 50% dei lavori entry-level amministrativi, con il rischio di un aumento della disoccupazione fino al 20%. Un recente sondaggio rafforza questa prospettiva: il 43% dei manager che hanno valutato l’idoneità dell’AI per specifiche mansioni ha effettivamente scelto di sostituire i lavoratori con sistemi automatizzati.
Nonostante queste tendenze, alcuni ricercatori sottolineano che l’AI potrebbe anche offrire opportunità per rafforzare professioni esistenti e crearne di nuove, anche se probabilmente in misura minore rispetto ai ruoli eliminati. L’analista Ed Bott paragona questa fase di transizione alle grandi rivoluzioni tecnologiche del passato, come la digitalizzazione dell’editoria, suggerendo che l’adattamento sarà complesso e che comunque includerà la perdita complessiva di moltissimi posti di lavoro.