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Nel panorama della creatività musicale, un nuovo attore sta ridefinendo il rapporto tra tecnologia e creatività: Aiode, una piattaforma che promette di rivoluzionare il modo in cui la musica viene composta e prodotta.
La sfida è ambiziosa: mettere l’Intelligenza Artificiale al servizio degli artisti, senza mai tradire la loro visione e identità. “I creatori non hanno bisogno di espedienti ma di strumenti che rispettino la loro intenzione, li mantengano al controllo e li aiutino a muoversi più velocemente”, afferma Idan Dobrecki, CEO di Aiode, sintetizzando la filosofia che anima il progetto.
Dopo un anno di intenso sviluppo in beta privata, Aiode si presenta ora al grande pubblico come un’applicazione desktop che integra alcune delle tecnologie più avanzate in ambito musicale. Tre sono le caratteristiche che la rendono unica nel suo genere: l’integrazione nativa con i principali DAW (Digital Audio Workstation), la possibilità di creare musicisti virtuali basati sulle performance di artisti reali e, non da ultimo, una funzione di rigenerazione che consente di modificare solo alcune sezioni di un brano senza alterare l’intera composizione.
Perché Aiode può segnare la pace tra artisti e AI?
Qual è il vero cuore pulsante di questa piattaforma? Senza dubbio, il modello di retribuzione dei musicisti, una soluzione innovativa che risponde a una delle questioni più dibattute nell’ambito dell’AI applicata alla musica: come garantire un riconoscimento economico agli artisti che, consapevolmente, prestano il proprio stile e la propria arte per la creazione di modelli digitali? In questo caso, ogni volta che un musicista virtuale viene utilizzato, l’artista reale che ha contribuito al suo training riceve un compenso diretto e tracciabile. Si tratta di un passo avanti verso un training etico dei modelli, in cui la trasparenza e il rispetto dei diritti d’autore diventano elementi centrali.
Sul piano pratico, Aiode si distingue per la sua compatibilità con i software professionali più diffusi come Ableton Live, FL Studio e Logic, garantendo la possibilità di esportare tracce audio in alta definizione (48 kHz/24 bit) direttamente nella sessione di lavoro. La funzione di rigenerazione si rivela particolarmente preziosa per i produttori: permette di intervenire chirurgicamente su parti specifiche di un brano, ad esempio un ritornello o un assolo, senza dover rielaborare l’intera composizione. Questo si traduce in un notevole risparmio di tempo e in una maggiore libertà creativa.
Il lancio della piattaforma è stato reso possibile grazie a un seed funding di 5,5 milioni di dollari, guidato da Horizon Capital. Un investimento significativo che ha permesso al progetto di perfezionare la propria tecnologia e di essere selezionata tra le startup più innovative in Israele, secondo la prestigiosa classifica TheMarker 2025. La fase beta ha visto la partecipazione attiva di numerosi professionisti del settore, con test condotti anche nei leggendari Abbey Road Studios, simbolo della tradizione musicale e dell’innovazione continua.