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Un inatteso clamoroso passo falso scuote il mondo dell’Intelligenza Artificiale: nelle ultime ore, OpenAI è finita al centro di una controversia internazionale dopo la diffusione di un annuncio rivelatosi errato sulle presunte capacità del suo nuovo modello. Secondo quanto dichiarato pubblicamente, GPT-5 avrebbe risolto dieci celebri problemi di Erdos, ovvero quesiti matematici irrisolti attribuiti al genio di Paul Erdős. Tuttavia, la realtà dei fatti si è presto rivelata ben diversa.
A smentire con fermezza l’entusiasmo iniziale è stato Thomas Bloom, noto curatore del database dei problemi di Erdős. Attraverso una comunicazione puntuale e circostanziata, Bloom ha chiarito che nessuna dimostrazione originale era stata effettivamente prodotta dal modello di OpenAI. Piuttosto, GPT-5 si sarebbe limitato a individuare riferimenti bibliografici a soluzioni già presenti nella letteratura specialistica, ma non ancora catalogate all’interno del suo archivio online. Questa precisazione ha immediatamente spostato il focus della discussione dal sensazionalismo iniziale alla necessità di accuratezza nella comunicazione scientifica.
Le polemiche contro GPT-5
Non si è fatta attendere la reazione della comunità internazionale: figure di primo piano nell’ambito dell’AI hanno espresso giudizi severi. Il celebre Yann LeCun di Meta ha commentato la vicenda con toni ironici e pungenti, mentre Demis Hassabis, CEO di DeepMind, non ha esitato a definire la situazione “imbarazzante”. Queste voci, unite a quelle provenienti dall’interno della stessa OpenAI, hanno contribuito a delineare un quadro di grande fermento e autocritica. Il ricercatore Sebastien Bubeck, in particolare, ha riconosciuto l’imprecisione dell’annuncio iniziale, sottolineando però che la capacità di identificare riferimenti bibliografici pertinenti rimane comunque un risultato di rilievo per la ricerca matematica.
“GPT-5 aveva trovato solo soluzioni già presenti in letteratura”, ha ribadito Bubeck, mettendo in luce quanto sia fondamentale la precisione nella comunicazione dei risultati. Questo episodio ha aperto un dibattito profondo su due aspetti chiave: da un lato, la complessità insita nella ricerca bibliografica esaustiva nel campo della matematica; dall’altro, l’urgenza di trasmettere in modo fedele e trasparente le reali capacità dei sistemi di intelligenza artificiale.
I problemi di Erdos rappresentano un corpus di congetture che da decenni stimolano l’ingegno di matematici di tutto il mondo. Identificare tutte le soluzioni esistenti in una letteratura vasta e frammentata costituisce una sfida anche per gli studiosi più esperti. È proprio qui che si inserisce il contributo, seppur limitato, di GPT-5: non la scoperta di nuove dimostrazioni, ma la capacità di setacciare una mole impressionante di dati e segnalare riferimenti di valore, contribuendo così a rendere più accessibile la conoscenza accumulata nel tempo.
Dal punto di vista scientifico, è indispensabile distinguere con chiarezza tra tre diversi livelli di contributo: la produzione di dimostrazioni originali, la verifica indipendente di risultati già esistenti e l’individuazione di riferimenti bibliografici rilevanti. Il caso in questione si colloca inequivocabilmente nella terza categoria, sottolineando l’importanza di un approccio metodologico rigoroso e di una costante supervisione umana nell’uso dei modelli linguistici avanzati.
La polemica sollevata dall’annuncio – pubblicato inizialmente su X dal vicepresidente Kevin Weil e successivamente rimosso – riflette un tema ricorrente nel settore: la tendenza a esagerare le capacità dei sistemi di AI a fini promozionali. Questo episodio evidenzia come sia necessario un equilibrio tra entusiasmo e responsabilità, soprattutto quando si tratta di comunicare progressi che possono avere un impatto significativo sulla percezione pubblica della tecnologia.