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L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato la Relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro per il 2025, con dati sull’attività effettuata tra fine aprile 2024 e inizio maggio 2025. All’interno della relazione, c’è anche un resoconto dell’attività della piattaforma Piracy Shield.
Piracy Shield: i numeri dell’antipezzotto
L’azione di AGCOM nel contrasto alla pirateria online è stata significativamente rafforzata dal cosiddetto “decreto Omnibus” (Decreto-Legge n. 113/2024, convertito con modificazioni dalla Legge n. 143/2024). Questa normativa ha esteso l’ambito di intervento di Piracy Shield anche ai fornitori di servizi VPN e DNS pubblici, ovunque residenti e localizzati, non richiedendo più ai titolari dei diritti di dimostrare che gli indirizzi telematici segnalati siano “univocamente” destinati alla violazione del diritto d’autore, ma solo che la “prevalenza” sia in tal senso.
Nel periodo di riferimento, la piattaforma Piracy Shield ha registrato un’intensa attività:
- Sono stati adottati 12 ordini cautelari.
- Sono stati bloccati 28.041 nomi a dominio (FQDN)
- Sono stati bloccati 6.104 indirizzi IP
L’Autorità ha impartito ordini anche a grandi attori globali per la disabilitazione e la deindicizzazione di contenuti illegali, come nel caso di Cloudflare Inc. e Microsoft Ireland Operations Limited (Bing), ai quali è stato ordinato di impedire la fruizione di contenuti abusivamente diffusi e di deindicizzare i domini bloccati dal loro motore di ricerca. Bing, in particolare, ha ottemperato all’ordine di AGCOM.
Il numero di soggetti operanti sulla piattaforma è cresciuto, con 330 soggetti accreditati, in maggior parte Internet Service Provider (ISP).
La gestione e la manutenzione evolutiva della piattaforma sono state assegnate a una nuova società.
Piracy Shield: gli errori della piattaforma
Non è tutto oro quello che luccica: ci sono stati anche errori e reclami. I blocchi di indirizzi segnalati per errore dai titolari dei diritti, secondo i dati AGCOM sono stati una “minima parte” e sono stati prontamente riabilitati dall’Autorità.
La piattaforma consente la riabilitazione delle risorse bloccate dopo sei mesi o su richiesta dei segnalatori se non più destinate ad attività illecite. È inoltre disponibile un motore di ricerca sul sito di AGCOM per verificare se una risorsa è oggetto di blocco.
Nel periodo di riferimento, sono stati presentati due reclami contro i blocchi effettuati dalla piattaforma. A seguito di questi procedimenti, la Commissione per i Servizi e i Prodotti (CSP) di AGCOM ha emesso due provvedimenti: in un caso è stato confermato il blocco, mentre nell’altro è stato disposto lo sblocco della risorsa, accompagnato da una diffida alla società responsabile affinché adottasse le misure tecnologiche e organizzative necessarie per impedire la fruizione illegale dei contenuti.
A fronte dell’inottemperanza a quest’ultima diffida, è stato avviato un procedimento sanzionatorio. L’Autorità, in generale, sta lavorando per aggiornare il Regolamento sul diritto d’autore online per allinearlo alle innovazioni introdotte dal DSA e dalle nuove normative nazionali.