“Non ci sono annunci nell’app Gemini e non sono in corso piani per introdurli”. Con questa dichiarazione netta, Dan Taylor, vicepresidente globale delle advertising di Google, ha risposto alle indiscrezioni apparse su AdWeek l’8 dicembre 2025, che suggerivano un imminente inserimento di annunci pubblicitari nel chatbot AI dell’azienda.
La smentita ufficiale ha chiuso rapidamente il capitolo delle speculazioni basate su fonti anonime, ma ha inevitabilmente riacceso il dibattito più ampio sulla monetizzazione dei servizi di Intelligenza Artificiale e sui suoi potenziali rischi per la trasparenza informativa.
Eppure il contesto racconta una storia diversa. Sebbene Gemini rimanga libero da pubblicita secondo la comunicazione ufficiale, Google ha già avviato numerosi esperimenti pubblicitari nel proprio ecosistema AI negli ultimi mesi. Tra questi spiccano l’introduzione di annunci etichettati come “Sponsored” negli AI Overviews (i riassunti generati dall’AI nelle pagine di ricerca) e l’espansione di AdSense for Search con annunci inseriti direttamente nelle conversazioni gestite da chatbot di startup partner.
Pubblicità e chatbot AI: quale sarà il futuro di Gemini?
Per gli inserzionisti, queste nuove frontiere pubblicitarie rappresentano opportunità senza precedenti di raggiungere i consumatori in ambienti conversazionali sempre più sofisticati. Per i developer e i partner di Google, l’integrazione della pubblicità offre modelli di ricavo potenzialmente cruciali per finanziare progetti AI ancora in fase di sviluppo.
Si tratta di una strategia commerciale che, sotto molti aspetti, riflette l’evoluzione naturale del panorama digitale contemporaneo, dove la monetizzazione diventa elemento centrale nella sostenibilità dei servizi innovativi.
Tuttavia, le perplessità non mancano. Organizzazioni dedicate alla protezione della privacy e settori consistenti dell’utenza esprimono timori legittimi: l’inserimento di pubblicità in risposte generate da AI potrebbe compromettere l’imparzialità informativa, privilegiare contenuti a pagamento rispetto a fonti indipendenti e offuscare la comprensione di come funzionano realmente gli algoritmi. La questione della trasparenza diventa particolarmente critica quando si considera che gli utenti potrebbero non riuscire a distinguere tra raccomandazioni obiettive e contenuti influenzati da logiche commerciali.
D’altro canto, molti analisti del settore ricordano che proprio il modello pubblicitario ha permesso a Google di fornire servizi gratuiti e accessibili su scala globale, e che innovare nella monetizzazione è condizione sine qua non per continuare a investire in ricerca AI avanzata. Questa prospettiva sottolinea come la ricerca di nuove forme di finanziamento non sia meramente opportunistica, bensì una necessità strutturale per mantenere il vantaggio competitivo nel settore dell’AI.
Le autorità di regolazione internazionali osservano con crescente interesse. L’Unione Europea e altre giurisdizioni stanno intensificando i controlli sulle pratiche pubblicitarie delle piattaforme digitali, e uno scenario futuro in cui gli annunci colonizzassero gli strumenti AI conversazionali potrebbe attirare scrutini normativi su questioni cruciali: la trasparenza verso gli utenti, l’affidabilità dei contenuti proposti e la protezione dei consumatori.