RAMDAX è il nuovo driver Microsoft per la memoria persistente su Linux 6.19

Microsoft introduce RAMDAX, un driver per Linux 6.19 che consente di usare la RAM come memoria persistente. Le applicazioni e le macchine virtuali possono accedere a questa memoria ad altissima velocità, migliorando caching, database temporanei e prestazioni in ambienti cloud e virtualizzati.

Microsoft sta per inviare ai manutentori del kernel Linux 6.19 un driver chiamato RAMDAX, sviluppato dall’ingegnere software Mike Rapoport. L’obiettivo è semplice ma potente: trasformare blocchi di RAM in memoria persistente, rilevati dal sistema alla stregua di NVDIMM, per velocizzare l’accesso ai dati e rendere più flessibile la gestione della memoria, soprattutto in ambienti virtualizzati e cloud. Per una realtà come Microsoft, l’impianto proposto è particolarmente utile per Hyper-V e Azure, dove la gestione efficiente della RAM è fondamentale per le prestazioni delle macchine virtuali.

Con RAMDAX, le aree di RAM riservate diventano dispositivi DAX, cioè Direct Access, visibili al sistema come memorie persistenti. Ciò significa che le applicazioni e le macchine virtuali possono leggere e scrivere direttamente nella RAM ad altissima velocità, senza passare da un disco tradizionale o da un’unità SSD.

Come funziona RAMDAX

Prima di RAMDAX, creare memoria persistente su Linux era complesso: bisognava usare parametri statici o “nodi dummy” nel device tree e ogni modifica richiedeva il riavvio dell’host. RAMDAX cambia radicalmente le regole del gioco. Diventa possibile creare o ridimensionare le regioni di memoria persistente al volo, senza riavviare il sistema e senza aggiornare il firmware.

Il driver gestisce fino a 509 namespace per blocco di RAM. Un namespace è una porzione indipendente di memoria, utile per isolare diversi carichi di lavoro o applicazioni. La memoria può essere utilizzata in modalità fsdax, come filesystem diretto, oppure in modalità devdax, dove diventa accessibile direttamente come dispositivo grezzo, ideale per database o applicazioni ad altissimo I/O.

Esempi concreti di utilizzo

Immaginiamo un host Hyper-V con diverse macchine virtuali. Grazie a RAMDAX, l’host può riservare blocchi di RAM persistente per ogni VM. Le VM hanno così accesso immediato a memoria veloce per caching o database temporanei, con la persistenza dei dati tra i riavvii della VM. Naturalmente, se l’host viene riavviato, la memoria si azzera, ma per le VM questa soluzione è già un enorme vantaggio in termini di prestazioni.

Anche per ambienti di test o sviluppo ad alte prestazioni, RAMDAX è un alleato prezioso. I team possono simulare grandi dataset direttamente in RAM, senza ricorrere a dischi NVMe costosi o più lenti. Allo stesso modo, nei data center cloud come Azure, RAMDAX può accelerare applicazioni critiche, riducendo latenza e aumentando throughput, senza costi aggiuntivi di storage persistente.

Perché RAMDAX è rilevante su Linux

Oltre al vantaggio immediato per Microsoft e per i suoi clienti, RAMDAX potrebbe avere un impatto positivo sull’intero ecosistema Linux. Risolve limiti storici nella gestione della memoria persistente, introduce flessibilità e riduce la necessità di interventi manuali o riavvii. È un esempio di come un contributo sviluppato per interessi specifici possa diventare utile a tutti: chiunque gestisca Linux in scenari virtualizzati o cloud può trarre vantaggio da RAMDAX.

Il driver è già presente nel ramo libnvdimm-for-next e potrebbe essere integrato ufficialmente in Linux 6.19, previsto per dicembre 2025. Sviluppatori e amministratori Linux potranno iniziare a sperimentare questa memoria persistente dinamica su qualsiasi sistema compatibile, non solo su Hyper-V o Azure.

Secondo i dati condivisi da The Linux Foundation, di cui Microsoft è membro Platinum già dal 2016, l’azienda guidata da Satya Nadella è l’11esima realtà in classifica per numero di contributi inviati al kernel Linux, dietro AMD e Oracle.

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