Riconoscimento facciale: rubate le foto dei volti di alcuni passeggeri negli Stati Uniti

Le autorità USA confermano la sottrazione di circa 100.000 immagini di volti che ritraggono viaggiatori aerei diretti verso gli Stati Uniti o in altre nazioni.

I sistemi di videosorveglianza in grado di effettuare un riconoscimento facciale automatico e arricchire database per controllare gli spostamenti dei cittadini non esistono solo in Cina: Sistema per la sorveglianza di massa che riconosce volti e raccoglie una vasta mole di dati.

Era già noto che un sistema molto simile è usato dalle compagnie aeree e dal governo degli Stati Uniti: in alcuni casi, prima di accedere al gate per l’imbarco, si può lasciare che il proprio volto venga inquadrato per ottenere “il via libera”.
Il sistema (al momento utilizzabile su base volontaria da parte dei viaggiatori), come riporta il Washington Post in un suo reportage, sarebbe stato oggetto di un attacco.

Ciò che ha immediatamente fatto sollevare un polverone è che il meccanismo installato negli aeroporti USA non si concentrerebbe sulla scansione dei volti di criminali o soggetti sospetti ma effettuerebbe un’analisi e una memorizzazione dei dati generalizzata, conservando anche le informazioni sui visi di normali cittadini estranei a qualunque indagine.

La U.S. Customs and Border Protection (CBP), la maggiore tra le forze dell’ordine per la sicurezza delle frontiere che espleta servizio di polizia di controllo doganale e di transito presso i varchi di confine nazionali, ha confermato l’esistenza del sistema e ha chiarito che un subappaltatore, incaricato dell’eborazione dei dati ha a sua volta trasferito informazioni sensibili all’interno della sua rete senza disporre di alcun tipo di autorizzazione. L’infrastruttura informatica del subappaltatore è stata violata in seguito a un attacco e che alcune immagini sono state sottratte.

Secondo le prime valutazioni, sarebbero stati razziati dai database del subappaltatore, i file relativi a circa 100.000 volti ma CBP ha chiarito che al momento nessun dato è stato pubblicato online, neppure nel dark web: Deep web e dark web, cos’è e come funziona.
Inoltre, le immagini non sono comunque correlate ad alcun dato relativo all’identità dei singoli soggetti, a documenti di identità o passaporti.

In Cina, presso l’aeroporto internazionale Chengdu Shuangliu, chioschi informativi permettono di recuperare informazioni sullo stato del proprio volo semplicemente avvicinandosi allo schermo, usando anche in questo caso il solo riconoscimento facciale.
Ci si sta forse spingendo un po’ troppo avanti? È ragionevole lasciare che soggetti terzi raccolgano informazioni strettamente personali adducendo finalità di sicurezza, parlando di innovazione e di risparmio in tempi di tempo e costi (i.e. meno personale che deve verificare puntualmente l’identità di ogni singolo viaggiatore)?

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