Sam Altman di OpenAI lancia l'allarme: c'è rischio di una "bolla dell'AI"

Sam Altman, CEO di OpenAI, parla della crescita di ChatGPT, dei rischi di una bolla AI e degli investimenti miliardari per il futuro.
Sam Altman di OpenAI lancia l'allarme: c'è rischio di una

Nel panorama tecnologico attuale, un allarme si fa sempre più insistente tra gli addetti ai lavori: secondo Sam Altman, CEO di OpenAI, ci troviamo in una fase in cui l’entusiasmo degli investitori nei confronti dell’Intelligenza Artificiale rischia di superare la razionalità, alimentando una potenziale bolla dell’AI dalle conseguenze imprevedibili per l’economia globale.

L’azienda, diventata sinonimo di innovazione grazie al successo planetario di ChatGPT, si trova ora a navigare tra sfide tecnologiche, pressioni finanziarie e questioni etiche sempre più complesse.

La cautela espressa da Altman giunge in un momento di profonda trasformazione: da un lato, l’AI viene considerata “la cosa più importante accaduta da molto tempo”; dall’altro, il settore si espone al rischio di una sopravvalutazione finanziaria che potrebbe avere ripercussioni devastanti. Le valutazioni delle aziende tech e le aspettative di crescita stanno infatti raggiungendo livelli senza precedenti, spingendo osservatori e analisti a interrogarsi sulla reale sostenibilità di questo slancio.

A testimoniare la portata del fenomeno è la crescita vertiginosa di ChatGPT, che ha recentemente raggiunto i 700 milioni di utenti settimanali, diventando il quinto sito più visitato al mondo. Questo successo straordinario ha messo in allerta anche giganti dei social come Instagram e Facebook, costretti a ripensare le proprie strategie di fronte a un concorrente inaspettato. Nemmeno i creatori di OpenAI avevano previsto un impatto così dirompente: il rilascio affrettato di GPT 5 aveva generato confusione tra gli utenti, costringendo l’azienda a tornare temporaneamente al più affidabile GPT-4o.

L’AI sta crescendo troppo e troppo rapidamente?

Le sfide, tuttavia, non si limitano alla sfera del software. OpenAI ha ammesso di non poter ancora rilasciare modelli più avanzati a causa di una capacità server insufficiente, rivelando così uno dei principali limiti dell’attuale infrastruttura digitale.

Per rispondere a questa esigenza, l’azienda ha pianificato investimenti AI nell’ordine del trilione di dollari per la costruzione di nuovi data center, una cifra che sottolinea la portata dell’impegno richiesto per sostenere la rivoluzione in atto. In questo scenario, anche altri colossi come Google, Amazon, Meta e Microsoft hanno annunciato piani di investimento massicci, con una spesa prevista di 364 miliardi di dollari solo nel 2025 per lo sviluppo di soluzioni basate sull’AI.

L’impatto economico di questa corsa agli investimenti è già evidente: secondo Renaissance Macro Research, la spesa in AI ha contribuito più alla crescita del PIL statunitense negli ultimi due trimestri rispetto a tutti i consumi privati messi insieme. Un dato che evidenzia l’influenza crescente di questa tecnologia non solo sul settore digitale, ma sull’economia reale nel suo complesso.

Non mancano, però, le preoccupazioni sul piano etico. Sam Altman ha sollevato il tema delle relazioni parasociali che alcuni utenti sviluppano con i chatbot, sottolineando che ChatGPT non sarà mai progettato come un sex robot, prendendo così le distanze da approcci più controversi come quello di Grok. Questa posizione mira a rafforzare la responsabilità sociale di OpenAI e a distinguere la propria visione da quella di altri player del settore.

Guardando al futuro, OpenAI non si accontenta di dominare il mercato attuale. L’azienda sta lavorando allo sviluppo di una propria interfaccia cervello-computer, una tecnologia che la pone in diretta competizione con Neuralink, la società di Elon Musk specializzata nell’integrazione tra mente umana e dispositivi digitali. Inoltre, Altman ha dichiarato interesse per l’acquisizione di Chrome, qualora Google fosse costretta a cederlo per decisioni antitrust, aprendo così scenari del tutto nuovi per il controllo del web.

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