Il mondo dell’Intelligenza Artificiale è scosso da una vicenda che potrebbe segnare un vero spartiacque nella regolamentazione del settore.
La posizione di Meta – che per anni ha ribadito di non voler mai acquistare materiale protetto da copyright per addestrare i propri modelli – è ora al centro di una clamorosa controversia legale. Al centro della bufera c’è l’accusa, dettagliata e circostanziata, che vede coinvolto uno dei colossi tecnologici più influenti a livello globale.
Tutto nasce dalla denuncia di Strike 3 Holdings, un nome di primo piano nell’industria dei film adulti. Secondo quanto riportato negli atti, la società avrebbe scoperto che Meta avrebbe scaricato e condiviso, tramite la rete BitTorrent, migliaia di contenuti protetti da copyright. L’obiettivo? Utilizzare questo materiale nell’addestramento di modelli AI all’avanguardia, tra cui LLaMA 4 e Movie Gen, piattaforme che rappresentano l’ultima frontiera dell’AI training multimodale.
Strike 3 punta il dito contro Meta: quasi 2.400 film scaricati illegalmente
La denuncia non si limita a semplici accuse generiche, ma entra nel dettaglio delle operazioni: si parla di almeno 2.396 film scaricati illegalmente dal 2018, attraverso una rete di indirizzi IP aziendali, ma anche residenziali, collegati a dipendenti della stessa Meta.
Il metodo descritto appare tanto sofisticato quanto controverso: la società avrebbe infatti deliberatamente condiviso i contenuti più richiesti sulla piattaforma BitTorrent, sfruttando la logica del “tit-for-tat”, che premia chi contribuisce attivamente alla condivisione con velocità di download superiori. Un meccanismo che, se confermato, avrebbe permesso a Meta di acquisire in tempi record enormi volumi di dati, fondamentali per l’addestramento dei propri sistemi AI.
La risposta di Meta non si è fatta attendere, ma è stata caratterizzata da estrema cautela. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato: “Stiamo esaminando la denuncia, ma non riteniamo che le affermazioni di Strike siano accurate”, mantenendo una posizione di netta smentita mentre la questione è ancora nelle fasi preliminari del procedimento.
Le ripercussioni di questa causa, però, rischiano di andare ben oltre la singola disputa tra le parti. In gioco c’è la delicata questione della violazione del copyright e la potenziale esposizione di film adulti a soggetti non autorizzati, compresi minori, aggirando così i controlli di età previsti dalle normative di molte giurisdizioni. Si apre così un dibattito cruciale sulle modalità di raccolta dei dati per l’AI training e sulle responsabilità che ne derivano.
Qualora le accuse venissero confermate, le conseguenze per Meta potrebbero essere particolarmente gravi. Non solo la società rischierebbe di dover pagare ingenti risarcimenti, ma potrebbe anche essere costretta a eliminare dai propri dataset ogni contenuto acquisito in modo illecito, con la concreta possibilità di dover intervenire anche sui modelli già sviluppati, come LLaMA 4 e Movie Gen. Un’eventualità che potrebbe avere un impatto significativo sulle prestazioni e sulle funzionalità dei sistemi, aprendo interrogativi sull’efficacia futura di queste piattaforme.
Gli esperti legali sono concordi nell’affermare che un simile precedente potrebbe ridefinire gli standard di settore, imponendo nuove regole per la verifica delle fonti utilizzate nell’AI training. Le aziende sarebbero così chiamate a garantire una maggiore trasparenza e tracciabilità dei dati, per evitare rischi legali e danni reputazionali.